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28/3/24 - Giovedì Santo - "in Coena Domini"


Il semplice e consueto gesto di accoglienza, che il padrone di casa riserva all'ospite affaticato dal cammino e impolverato dalla strada, di lavare i piedi diventa per Gesù, che sta mettendosi a mensa con i 12 per celebrare il rito perenne della Pasqua, condizione e comprensione di quanto sta avvenendo. "Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono".
Il suo insegnamento attraversa i secoli e arriva anche a noi, qui nella nostra chiesa divenuta cenacolo, e detta le regole del vivere ecclesiale: "Vi ho dato l'esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi". È il Signore che parla giunto all'"ora" per la quale è venuto: il dono della vita. La sua carne è il Pane perché anche noi spezziamo il nostro tempo, i doni della vita per il bisogno enorme che il mondo cambi gli arsenali di guerra in madie per il pane comune. Egli è Signore perché non è venuto per essere servito ma per servire.
Il clima di quella Cena pasquale è rattristato da un tradimento che sta per compiersi e in ogni tradimento c'è sempre il denaro di mezzo; per riottosità di Pietro che presume di non aver bisogno di quel gesto di accoglienza, per lo smarrimento di tutti: sono forse io? Si tratta allora di non venir meno, di non fuggire, di ricordare che in quel cenacolo ha avuto inizio quanto qui abbiamo cercato e cerchiamo, uniti a Cristo, di vivere. Tutto è nato in quella sala superiore: l'Eucaristia, lo Spirito del Perdono per leggere il bene e drenare il male, il ministero sacerdotale e dunque il mio essere prete, suo, per voi! Il Vento della missione con il linguaggio universale nuovo dell'amore reciproco, lo stesso amore con il quale ci ha amati. Tutto converge verso quell'ora e questa ora: la speranza di liberazione, di una terra da conquistare, la legge per restare liberi, il pane e l'acqua nel deserto: "Questo giorno sarà per voi un memoriale, lo celebrerete come festa del Signore di generazione in generazione". E, tutta la Chiesa fin dall'inizio ha vissuto la Cena del Signore secondo l'esempio e la parola di Paolo: "Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù…".
Ora tocca noi a questa nostra generazione un po' smarrita quando viene a mancare quanto non ha costruito, quando non ha rigenerato la chiamata al ministero sacerdotale legato all'Eucaristia, ha pensato ad una fede individuale, interiore che non diventa ambiente, cultura; dimenticanza che lo Spirito non solo rende il pane consacrato Cristo per noi ma rende anche noi, dispersi, Corpo di Cristo, suo popolo, comunità che vive lo Spirito di Comunione.
La Chiesa con la liturgia di questo giorno memoriale, trattenendo il dono eucaristico quasi implorando che rimanga, sta con noi per sempre, in ogni momento e situazione, come viatico per non venir meno nel cammino della vita.

28/3/24

Letture: Es 12,1-8.11-14; Sal.115; 1 Cor 11,23-26; Gv 13,1-15


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don Ezio Stermieri
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