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14/4/24 - III Domenica di Pasqua, anno B


"Di questo voi siete testimoni". Sono parole impegnative che esigono un cambiamento di prospettiva nell'analisi del presente. Il presente di allora, quando "Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: pace a voi…", fino al nostro presente con il nostro turbamento, il nostro dubbio che l'uomo possa cambiare e quanto è sotto i nostri occhi sia solo un incidente di percorso ma non che gli uomini diventino sudditi del male, dell'odio, dei tanti terrorismi, della ipocrisia e della menzogna. Il cambiamento di prospettiva che implica la fede è cominciare lo sguardo sulla vita partendo da Lui. "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi".
Allora le ferite dell'umanità, le nostre ferite non sono la definizione della nostra esistenza vinta dalle tante morti. Le sue parole che rileggono la storia con tutte le cose che registrano l'abiezione dell'uomo non sono l'ultima parola. La Parola ultima e definitiva è Lui: "Il Cristo patirà e risorgerà e nel suo nome (nella sua potenza di risurrezione, più forte di ogni male, proprio come diceva il Cantico dei Cantici: "aquae multae non potuerunt extinguere caritatem") saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati". È questo il cambiamento di mentalità, giudizio e conseguentemente di prassi per chi, credendo in Gesù Risorto, diventa cristiano.
L'uomo non è corrotto dal male, è solo ferito e spesso per "ignoranza". Può dunque essere guarito, redento, salvato. Se è vero che si lascia sedurre dal male, è ancora più vero che è capace di conversione. È capace di perdono, di ricuperare la parola del dialogo e che fa ripartire la storia, la pace.
Credere e diventare testimoni è tutt'uno ed è diventare, dentro al groviglio della storia, la dimostrazione che il bene è possibile e che non sono i popoli a volere il male di altri popoli ma quanti si consegnano ai tentacoli del potere, dell'avere, dell'io stravolto.
Negli Atti, Pietro aggiunge qualcosa di più. Attraverso i fallimenti, le ignoranze, le stesse cattiverie: "Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti profeti". Dio scrive le sue parole diritte sulle nostre righe storte. Sa trarre il bene anche dal male. Di questo siamo testimoni! "E da questo conosciamo – dice Giovanni – di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti". E questi comandi non sono molti. "Fate questo in memoria di me" per trarre alimento e forza di risurrezione. E, "da questo conosceranno che siete miei discepoli se vi amerete l'un l'altro" perché il suo amore è più forte, sconfigge ogni male. La stessa morte.

14/4/24

Letture: At 3,13-15.17-19; Sal.4; 1 Gv 2,1-5; Lc 24,35-48


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don Ezio Stermieri
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