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21/4/24 - IV Domenica di Pasqua, anno B


Il brano del Vangelo or ora ascoltato dal capitolo 10 di Giovanni è preceduto dal segno operato da Gesù della guarigione di un cieco nato. Ora Gesù dice di sé di essere il buon Pastore, quello atteso e indicato dai profeti. Verrà il pastore buono, Dio stesso che libererà dai mercenari. Guarirà le pecore accecate dal sole e dalla sabbia del deserto e le condurrà verso una terra di pace e verso pascoli dove l'umanità tutta troverà il riposo: "un solo gregge e un solo pastore".
Per questo Gesù dice di sé che dà la vita per condurre a termine il disegno di Dio, ma la riprenderà di nuovo. "Questo è il comando, che ho ricevuto dal padre". Eccoci dunque al di dentro del Regno dove il Pastore, che è Cristo, ci conosce e noi conosciamo Lui. Dove conoscere è amare con tutto ciò che l'amore richiede nella reciprocità dello stesso amore che c'è tra il Padre e il Figlio, un amore personale: lo Spirito che Egli ci dona, il suo che è fedeltà, fecondità, sapienza, intelligenza e discernimento, consiglio e fortezza, doni che formano la trama di Dio sulla quale tessere l'ordito della nostra vita.
Per questo Pietro negli Atti dice di Gesù Cristo che è la pietra scartata da quanti presumono di non aver bisogno di Lui per costruire la vita ma che è diventata e rimane la pietra angolare che sorregge tutta l'arcata della vita dell'uomo. Senza di Lui rieccoci nel deserto accecati dalle luci delle bombe e degli odi reciproci, con la sabbia negli occhi che impedisce di vedere l'altro come uomo, fratello, partecipe di una sola umanità. Senza la luce di Cristo è la divisione; l'altro diventa cosa, strumento per il proprio io, occasione a vantaggio di ogni particolare egoismo.
È vero che anche noi facciamo fatica a comprendere e a vedere nella giusta prospettiva l'altro che ci è vicino o che per la nostra miopia consideriamo lontano. Ma se ci lasciamo guarire dalla cecità riusciamo perfino a intravedere l'oltre che ci attende all'orizzonte. Lo dice Giovanni (seconda lettura): "Sappiamo che quando egli si sarà manifestato (e dunque lo percepiremo presente, curvo sulla nostra città) noi saremo simili a Lui perché lo vedremo così come Egli è".
Per ora, le prove della vista sono nel cercare la sua fisionomia sul volto di ogni uomo e la comunità cristiana è l'ospedale oftalmico per ricuperare la vista ma il compimento della nostra fugace esistenza sarà proprio nel vedere il Signore e in Lui leggere e vedere la nostra vita. Lo ameremo e tutto si risolverà in un eterno canto di lode.

21/4/24

Letture: At 4,8-12; Sal.117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10,11-18


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don Ezio Stermieri
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