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30/6/24 - XIII Domenica t.o. anno B


È risaputo come Marco attraverso la narrazione del suo Vangelo intenda condurci alla confessione di Fede in Gesù perché in Lui si rivela e comunica Dio, Padre di ogni forma di vita, Signore della storia, il Figlio che ci comunica lo Spirito che rende anche noi figli e dunque fratelli. Il cammino, la guida è graduale ma costante. Nella pagina odierna, per esempio, dell'uomo Gesù è messo in rilievo il linguaggio così distante dal nostro: constatativo, analitico, critico... Il suo è il linguaggio di Dio, la cui Parola crea, pone in azione e dunque guarisce, salva; di più!: risuscita.
Sofferenza, dolore e morte si legano strettamente nei personaggi: il capo della sinagoga con la figlia in situazione disperata, una povera donna ormai disperata dal poter guarire diventano l'immagine di noi con i nostri mali, dolori, sconfitte. Gesù ha lo sguardo profondo di Dio che vede nel profondo del cuore, conosce e riconosce la fede in Lui, la speranza di poterlo toccare e sperimentare chi Egli è: il manifestarsi di Dio. Venuto per risanare la situazione umana, guarisce, risuscita. Da notare come la Parola di Gesù non venga tradotta ma come Lui l'ha pronunciata raggiunga il succedersi delle generazioni: "Talità kum", alzati, risorgi, ritorna in piedi! È la Parola di cui anche oggi abbiamo bisogno, accasciati nelle nostre rassegnazioni senza rimedio.
Abbiamo bisogno a nostra volta, per rendere credibile il perché della nostra fede, di superare i linguaggi della politica, delle ideologie contrapposte, delle parole che nascondono la verità di immettere un linguaggio operativo, solidale, corresponsabile, generoso fino a rimettere in piedi i tanti mali della società. Proprio come Paolo invitava i primi cristiani di Corinto: "Ricchi in ogni cosa, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato... generosi nel fare giustizia".
È il libro della Sapienza che ci conferma che il linguaggio di Gesù – e perciò dei cristiani – è il linguaggio di Dio che non ha creato per la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano.
Delle cose dette, anche se poi scritte, rimane poco e sempre con diverse interpretazioni ma le cose "fatte", il bene voluto e costruito, la solidarietà che riscatta, la carità che rianima rimangono, diventano il capitale esemplare per trasmettere se stessi, i propri valori e come cristiani la propria fede: la dottrina "nuova" di Gesù il Cristo, quella del linguaggio operativo che guarisce e risuscita.

30/6/24

Letture: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal.29; 2 Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43


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don Ezio Stermieri
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