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14/8/16 - XX Domenica t.o. anno C


Seguendo Gesù sulla strada avvertiamo nel Vangelo di Luca come talvolta Egli si rivolge alla folla, alla gente, a tutti coloro che incontra, proprio perché il suo messaggio è per l'uomo, per il senso che egli deve dare al percorso della sua esistenza.
A volte, come nel brano ora ascoltato, Egli si rivolge ai suoi discepoli, a coloro che seguendolo fin sotto la croce, testimoni della sua risurrezione, con la forza del suo Spirito saranno chiamati ad essere continuatori, a portare nel susseguirsi degli "oggi" nella storia l'autenticità del suo messaggio. Chissà, potrebbe dire ognuno di noi: si rivolge a me? Sì! Se l'ascolto non si ferma al mio "io", alla mia situazione esistenziale ma mi trova pronto ad essere bruciato, consumato dal fuoco che Egli ha portato sulla terra: il cuore, il pensiero stesso di un Dio che è Padre, amante dell'uomo e della qualità e quantità di bene voluto e donato nel costruire la casa comune.
È una parola per noi, discepoli, se il battesimo ricevuto non si è fermato ad essere il segno di un Dio che per primo ama, chiama a salvezza ma è diventato inserimento, servizio, partecipazione alla missione di Gesù che risana, perdona, guarisce, parla, opera il Regno di Dio.
È una parola che riguarda ciascuno dei discepoli ma che anche li aggrega perché la sua è una parola che "divide", non perché metta inimicizia tra gli uomini o negli affetti della vita ma perché demarca nettamente il bene e il male, il vero e il falso e condividere il suo messaggio è prendere le distanze da quell'etica odierna in cui, salvaguardata la spontaneità, il desiderio, l'utile individuale, l'istinto, tutto diventa buono, naturale.
Abbiamo sentito (prima lettura) di Geremia che per non adattarsi al pensiero unico, alla morale comune e denunciando che la strada degli egoismi porta diritto alla mancanza del necessario, il pane… è buttato in una fossa, emarginato. Diciamo pure che il seguire Cristo non è una passeggiata o una esperienza tra le tante oggi di moda dal sapore orientaleggiante e su misura del soggetto.
È, dice San Paolo (se è lui nella lettera agli Ebrei), lotta, corsa che richiede allenamento come in uno stadio. Richiede di guardare a Cristo crocifisso ma risorto, invita a guardare ai tanti testimoni, dice lo scritto, che ci circondano e ci spronano a non venir meno. È richiesto il non farsi martiri anzitempo: non avete ancora resistito fino al sangue! Anche se poi mai come oggi in tante parti del mondo sono i martiri per Cristo a non volersi distaccare dal Vangelo e da quel fuoco di amore e non di inimicizia che Egli è venuto a portare.

14/8/16

Letture: Ger 38,4-6.8-10; Sal.39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-57


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don Ezio Stermieri
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