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2/10/16 - XXVII Domenica t.o. anno C


Benedizione degli zaini

Abbiamo invitato i nostri ragazzi ad avviarsi nel loro cammino di fede di questo anno venendo a Messa con lo zaino della scuola per deporvi il Vangelo. Per chi separa abitualmente la fede dalla vita può sembrare cosa strana; per chi ha compreso il grido degli Apostoli: "Accresci in noi la fede", è senz'altro cosa logica.
Essere apostoli, come lo siamo per l'imposizione delle mani, vuol dire vivere una fede che non è solo dottrina ma è vita, è testimonianza, esemplarità. E dunque comporta, mentre si studia storia, individuare il filo d'oro dell'alleanza, imparare la grammatica e individuare le leggi che Dio ha posto per amare, stimare, spendere la vita; imparare a fare di calcolo è osare investire la propria vita moltiplicando il bene da compiere… Esempio che si impara al catechismo ma non per creare un mondo alternativo ma per essere lievito buono, enzima risurrezione.
Allora comprendiamo la risposta di Gesù. Se avessimo un solo granellino di questa fede cambieremmo il mondo. E, subito, Gesù dà i criteri per discernere questo tipo di fede. La vita non è cosa o sogno di chissà quali posti da carriera; è fedeltà, servizio al proprio posto. Non è: se fossi altrove! La fede come dono è più forte di ogni ostacolo. Non si vive indirizzati dall'applauso, dal riconoscimento altrui (così avaro!) ma per i valori interiorizzati: abbiamo fatto quanto dovevamo.
Avere la fede, e qui la dobbiamo alla generazione che viene, è non presumere di sé; è (seconda lettura) dialogo con Dio, preghiera, anche quando pare che non ascolti. È non arrendersi alla iniquità, rapina, violenza anche se i cattivi maestri la giustificano come legge della vita: sopravvive il più furbo, forte, adatto. La legge della vita è la certezza che è più forte chi vuol bene, chi aiuta, chi si fa prossimo: il giusto vivrà di fede; il resto non resiste, ha un termine, denuncia un uomo ammalato di paura, sospetto, violenza.
Al catechismo, ma è tutta la comunità che educa alla fede, sono i catechisti che formano, danno forma di vita alla fede, sono i genitori che educano, addestrano a non vivere di buoni intermittenti sentimenti, vaghi propositi ma misura di sé. Proprio come scrive San Paolo: "Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, la fede che è in te mediante l'imposizione delle mani". E quindi ricordati di non fare il timido ma sappiti forte, pieno di amicizia e fraternità verso tutti ma anche prudente, uno che sa distinguere il bene dal male; non solo curioso ma intelligente. "Non vergognarti di dare testimonianza al Signore in cui credi". E la comunità deve essere il luogo – dice Paolo – in cui ogni ragazzo vede i modelli concreti dei valori da raggiungere. Vorrei che ognuno si unisse al mio gesto di porre il Vangelo nella loro cartella di scuola e ognuno dicesse a questo nostro futuro: il Maestro è qui e ti chiama.

2/10/16

Letture: Ab 1,2-3;2,2-4; Sal 94; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10


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don Ezio Stermieri
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