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16/10/16 - XXIX Domenica t.o. anno C


Inquietante la domanda di Gesù sulla via che lo conduce a Gerusalemme, in quel Getsemani dove umanamente annichilito troverà nella forza della preghiera, nel dialogo con il Padre la forza di dire: "Non la mia ma la tua volontà". Ecco la domanda: "Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?".
La fede dunque si risolve nella preghiera, in quella reciprocità con Dio che diventa fiducia, confidenza, affidamento e consegna. Una preghiera che non è altro dalla vita o un suo momento ma è la vita stessa. "Diceva una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai". E Gesù rivela il cuore di un Dio che è Padre, che si affretta all'ascolto e all'aiuto, che non è insensibile alle invocazioni di una umanità "vedova", senza sostegno, in balìa di ingiustizie, di sordità proprio da parte di coloro che dovrebbero essere (i giudici) il sostegno, la garanzia della vita relazionale.
Quanto mai profetica la domanda di Gesù in questo "oggi", che non solo non sa più pregare ma Dio stesso è diventato indifferente alle questioni di ogni giorno e ai grandi problemi dell'esistenza, della società. L'autonomia dell'uomo si è tradotta in estraneità a Dio e la mancata reciprocità con Lui è diventata barbarie nel rapporto tra umani, nel grande e nel piccolo.
L'antico popolo di Dio, il popolo di Israele nel racconto della sua storia da trasmettere da una generazione all'altra ricorda (e la prima lettura ne offre un esempio dal libro dell'Esodo) che nei momenti tragici, pericolosi, quando le mani si sono alzate verso Dio, quando si è preso atto che da soli non possiamo salvarci, l'invocazione a Dio non è stata senza risposta: "Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva…". Quando le mani non si alzano verso Dio, si abbassano con violenza sul fratello. Quando le preghiere non salgono più, scendono le bombe che distruggono le nazioni e mettono paura e angoscia tra i popoli.
Sarà allora il caso di uno sforzo per smentire Gesù. Al suo ritorno troverà la fede perché, come incoraggia San Paolo, ognuno dopo aver ben visto il comportamento dell'umanità, a ragione si aggrappa a quanto fin dall'infanzia ha imparato (come è bella la preghiera dei piccoli!). "Tu rimani saldo in quello che hai imparato – che Dio c'è, ascolta, aiuta – credi fermamente". Allora ogni famiglia cristiana, ogni comunità diventa il luogo della fede e della preghiera, dell'educazione alla reciprocità con Dio.
"Insisti, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento". Oggi è la giornata missionaria. Il giorno per ricordare la fede cristiana e il suo rapporto con Dio diventa annuncio, monito, esortazione per tutti perché da Dio viene il bene sommo per ciascuno: la pace.


16/10/16

Letture: Es 17,8-13; Sal 120; 2 Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8


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don Ezio Stermieri
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