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22/1/17 - III Domenica t.o. anno A


È talmente decisivo il brano di Matteo ascoltato, per la nostra vita cristiana che bisognerebbe dedicare il breve tempo di meditazione a disposizione per avere una volta per tutte davanti il quadro complessivo della chiamata ad entrare e vivere nella Novità di Gesù, il Regno.
Intanto Gesù: lascia, si incammina, per abitare: tre coordinate indispensabili per condividere l'essere cristiano con Cristo. Gesù poi inizia la sua missione a partire dai confini, dalla periferia del mondo ritenuto centro della cultura, dell'economia, della religione, realizzando così la speranza e la promessa che Isaia aveva fatta sua: "In futuro renderà gloriosa la via del mare": Zabulon e Neftali, "la Galilea delle genti". Il suo annuncio supera i confini del nostro perbenismo e complesso di essere ombelico del mondo.
La novità, il Regno è per tutti. È un umanesimo bisognoso di partire delle tante identità per convergere attorno ad una verità capace di rendere ogni civiltà, cultura strumenti di salvezza. È proprio ciò che è raccontato. Gesù inizia la sua missione di predicatore chiedendo un movimento interiore ed esterno: la conversione. Si tratta dunque di un nuovo percorso che la diffidenza, la paura, il mercato avevano dimenticato trasformando la terra in una guerra continua. La chiamata invece di Gesù è di diventare (lo dico come suona nella lingua evangelica!) zoogrontes, il traduttore dice: "pescatori di uomini" ma la parola indica il trarre da un'acqua inquinata e putrida gli uomini per metterli nell'acqua limpida che solo Cristo può dare perché portata dai cieli.
Matteo parla di Andrea e suo fratello, Giacomo e Giovanni che prontamente risposero alla chiamata per parlare anche di noi e del nostro oggi perché anche in questo tempo la salvezza dell'uomo non avviene per dottrine stilate, analisi astratte, denunce o battaglie ma attraverso uomini che, aboliti steccati e confini, imprestano se stessi perché Cristo arrivi in ogni tempo ed ogni luogo: "Gesù percorreva, insegnando, annunciando il Vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattia e infermità nel popolo".
Quando la Chiesa, i cristiani, perdono di vista la missione, inevitabilmente, come attesta San Paolo, il problema si sposta all'interno e nascono contrapposizioni, divisioni come se non fossimo di Cristo ma ognuno schiavo della propria interpretazione dell'essere cristiano. Dimenticato che Cristo ci ha mandati ad annunciare il Vangelo, il Vangelo diventa causa di divisione. Proprio come oggi, proprio come fin dall'inizio. Ma non necessariamente per noi.

22/1/17

Letture: Is 8,23-9,2; Sal.26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23


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don Ezio Stermieri
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