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14/4/17 - Venerdì Santo - "in Passione Domini"


“Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno”. Così l'Autore della Lettera agli Ebrei ci esorta a vivere questa ora che la Liturgia del Venerdì Santo ci prepara. Ora di esperienza dell'amore gratuito (caris, grazia!) con il quale Dio nel “momento opportuno”, l'”ora” di Gesù, il Figlio, ci ha amati.
Accostiamoci dunque a questo trono che è la Croce che da strumento di condanna Dio ha trasformato in trono dove il Re si mostra Signore. Signore, padrone della morte perché morendo ci consegna il suo Spirito e la nostra mortalità diventa immortalità. Signore, più forte del male, di ogni ingiustizia perché caricatosi del nostro peccato, della nostra lontananza, di ogni tradimento, Egli come è giusto ci restituisce, guariti dalle sue piaghe, alla vita nuova che passa dalla rassegnazione a ciò che è male alla capacità, forza e coraggio di fare il bene.
Signore, re dell'umanità nuova non più adagiata sulla legge dell'istinto, della doppia morale, della paura o della codardia ma dell'uomo che rinasce da Dio, ha sete e fame della sua parola, sul suo esempio spende la vita investendo sul povero, il piccolo, il debole. Non ha più come legge la difesa del proprio “io” ma si china a lavare i piedi diventando discepolo del Maestro e Signore.
Dice la lettera ascoltata e divenuta catechesi della prima comunità che l'avvicinarsi alla Croce, al trono della Grazia, ci ottiene misericordia. Riconosciamo nel bacio al Crocifisso che Egli solo e da Lui soltanto, dal dono della sua vita ci viene il futuro (la misericordia!) di un nuovo modo di vivere nel tempo e il futuro della vita eterna, chiamati a vivere la Comunione dei Santi. Riconosciamo che sotto la Croce ci viene l'aiuto di cui abbiamo bisogno: “Ecco tua madre! E il discepolo la prese con sé, nella sua casa”. Dopo aver dato tutto, il compimento della salvezza diventa l'esemplarità di Maria, ferma (stabat!) sotto la Croce, come si era fidata della Parola del Signore che la riconosceva la “piena di grazia”.
Tutto questo diventa possibile se prendiamo le distanze dal pensare una salvezza dell'uomo in termini di potere, di forza, di sfide. Il mondo, anche oggi, abbonda di questi fenomeni che rattristano il presente, rendono incerto il futuro, ma il cuore, la coscienza dell'umanità sanno che non è questa la via della pace, della sicurezza. L'ascolto di Isaia ci ha mostrato la via di Dio realizzata in Gesù e ci conferma che le attese del cuore e della coscienza umana sono molto più vicine al pensiero di Dio di quanto lo siano la ferocia, l'ingordigia, la paura dell'uomo. “Ecco il mio servo”, abbiamo ascoltato. Quello che avrà successo: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire... Si è caricato delle nostre sofferenze... Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo... Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza... Il giusto mio servo giustificherà molti... perché ha consegnato se stesso alla morte”... per me può dire ciascuno di noi!
Il bacio alla Croce sia di affetto e gratitudine. L'offerta per i cristiani di Terra Santa sia condivisione con chi anche oggi è crocifisso dall'ingiustizia. La Comunione unione profonda alla sua regalità nell'amare anche quando costa. Dalla Croce ripartiamo per la nuova vita.

14/4/17

Letture: Is 52,13-53,12; Sal. 30; Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1-19,42


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don Ezio Stermieri
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