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30/4/17 - III Domenica di Pasqua anno A


Vivere il tempo pasquale è per noi cristiani risalire alle sorgenti del nostro credere dal quale scaturisce il nostro essere e conseguentemente il nostro agire. È dunque ascolto dell'annuncio fondamentale. “Ascoltate queste parole!”. E l'annuncio di Pietro in Atti diventa il riferimento essenziale della vita: Gesù di Nazareth, Colui che Dio ha mandato perché le sue parole, le sue opere rivelassero il pensiero e le azioni di Dio tra gli uomini, “l'avete crocifisso e l'avete ucciso” “ma – e questo ma rovescia la storia umana, rovescia il senso della vita, abbatte la morte – Dio lo ha risuscitato”. E, continua Pietro, tutta l'attesa, la speranza di Israele, e in esso dell'umanità tutta, ha avuto il suo compimento.
Questo evento qualifica il Cristianesimo. Lo distanzia dai percorsi umani del pensiero, delle ideologie. Il nostro riferimento è un fatto. Chi lo ascolta ne diventa testimone perché da esso, dalla persona di Gesù, innalzato prima sulla Croce e poi alla destra di Dio, si è effuso lo Spirito Santo promesso, quello Spirito che da consapevolmente mortali ci fa immortali, da peccatori a capaci di santità, da incatenati al divenire della materia a liberi per una storia di redenzione, riscatto, libertà. La sua presenza nel cammino della storia, come attesta Luca nel bellissimo brano evangelico, ci fa superare le disillusioni: noi speravamo! Mette nella esistenza un fremito, una voglia di bene, un dire a tutti che la sua risurrezione è la nostra perché Egli fa di ogni comunità sua una Emmaus dove siede a Mensa, esaudisce la nostra preghiera: resta con noi perché si fa sera, proprio come abbiamo ascoltato: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”, si dona a noi.
Il testo parla di occhi che si aprono, di cuore che arde. È la spinta missionaria che attraversa la storia bimillenaria e arriva fino a noi perché, a nostra volta, “la nostra fede e la nostra speranza – come Pietro dice alla prima comunità cristiana – siano rivolte a Dio”.
A quel Dio che “giudica ciascuno secondo le proprie opere” e infonde in ognuno quel timore di non ricadere in uno stile di vita che nega con i fatti quanto abbiamo compreso dagli avvenimenti della fede: “Voi sapete che non a prezzo di cose effimere foste liberati dalla vostra vuota condotta ma con il sangue prezioso di Cristo”. La vita nella quale siamo immersi non ci è di aiuto a spendere così la vita e i suoi momenti. Facilmente ricadiamo nella valutazione che per l'uomo non c'è riscatto, che la storia è quella sotto i nostri occhi, dove ciò che conta è l'oro e l'argento, per dirla con il testo ascoltato. Ma superata questa tentazione subito ci rendiamo conto di quale forza nasca, quale determinazione per chi, risalendo alla sorgente, incontra il Risorto.

30/4/17

Letture: At 2,14.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35


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don Ezio Stermieri
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