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14/5/17 - V Domenica di Pasqua anno A


In questo tempo pasquale la Chiesa ci chiede di risalire alle sorgenti del nostro esistere come cristiani per specchiarci nella Parola che traccia le coordinate della nostra vita per ritornare “nuovi”, “rinati”, risorti nella nostra quotidianità.
Gli Atti (prima lettura) ci presentano, nel brano ascoltato, uno spaccato della prima comunità credente non idilliaco, reale con problematiche, alla ricerca di soluzioni perché quando la fede deve tradursi nella carità sono immancabili i sospetti di favoritismi. Ma una comunità che ha stabilito irrinunciabile e prioritario il rapporto con il Signore e l'annuncio del Vangelo individua la soluzione, non astratte teorie o discussioni: “Cercate fra voi uomini di buona reputazione”. Il cristianesimo è una questione di persone, non di cose. E ci vengono riportati i nomi, non i ruoli, le competenze o gli incarichi. Dio stesso attesta di averci chiamato per nome alla vita, di conoscerci e amarci personalmente. Il nome ricevuto ci distingue nella nostra individualità e ci immette nella relazionalità della vita.
È dunque importante che all'inizio del cammino di fede questi bimbi, con il loro nome, rispondano alla chiamata a conoscere, amare, seguire, imitare Gesù mettendo il loro nome nella circolarità ecclesiale. È e sarà compito di tutti noi, ognuno con la sua competenza, educare: far emergere i doni che in modo diverso Dio fa personalmente a ciascuno, superando paure e false timidezze, formare, dare forma alla loro personalità che per un cristiano è la forma di Gesù. È Lui che insegna a fare della vita un dono e fin da piccoli lasciarsi chiamare a sempre crescente generosità. La comunità cristiana diventa il luogo dove chiamandoci per nome sperimentiamo qualcosa di quel luogo di cui parla Gesù: “Vado a prepararvi un posto” e camminando insieme sulla via che è Gesù stesso, come ce lo racconta il Vangelo, la più grande verità sulla vita, raggiungeremo la meta, il perché dell'essere stati chiamati alla vita, la bellezza che qualcuno ci abbia insegnato a credere, la fortuna, crescendo, di non incattivirsi sul proprio io egoistico ma essere chiamati per nome a mostrare un cuore capace di benevolenza, servizio, amicizia. Questo il cammino: dalla fede alla vita, dalla vita alla fede; per una vita di fede. Proprio come ci ha detto Pietro, l'Apostolo: “Avvicinandovi (perché chiamati!) al Signore, pietra viva, anche voi siete pietre vive per un edificio che sappia accogliere ed amare”. “Onore dunque a voi”!
Sì! la nostra preghiera e il nostro augurio è che sempre facciate onore al vostro diventare cristiani, non genericamente come tanti cristiani anonimi ma mettendoci il nome con tutto ciò che comporta l'entrare a far parte del “popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui”.

14/5/17

Letture: At 6,1-7; Sal.32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12


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don Ezio Stermieri
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