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16/7/17 - XV Domenica t.o. anno A


La “tanta folla”, che Matteo registra attorno a Gesù, ci parla della universalità della sua Parola, l'annuncio del Regno che come un seme il Padre semina nel campo dell'umanità. Il suo essere seduto dice l'autorità, la divinità della Parola che Dio affida alla libertà dell'uomo di dissodare, accogliere, coltivare, far crescere la Parola che è Cristo stesso. Matteo parla poi di una barca posta sopra il male (il mare) che potrebbe affogare, far morire la Parola. E noi ci vediamo in quella barca, la Chiesa dalla quale ancora oggi, in oggi “adesso” della storia, l'uomo diventa uditore della Parola che dalla promessa dei profeti diventa “Verbo” incarnato che permea di Spirito la nostra mentalità, la nostra carnalità e mondanità.
Parola che, dice Gesù, voi vedete. Vedere la Parola è la nostalgia dell'Antico Testamento così ben raccontato da Isaia. Vedere la pioggia che dall'Alto scende, feconda, salva dalle tante carestie e risale come eucaristia: benedizione, lode dell'umanità che l'ha ricevuta. Ma diventa allegoria di Colui che da Dio discende, ristabilisce l'alleanza infranta e risale portando con sé quanti hanno visto Lui, Parola, e sono entrati nella beatitudine. La vita divenuta cristiana sarà collaborare nella diversità dei tanti terreni, delle tante culture, personalità, inevitabilmente per tutti per far spazio alla Parola, spazio alla fede.
Nessuno si illuda di operazione facile: “Gemiamo interiormente – ci ricorda Paolo – aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo”.

16/7/17

Letture: Is 55,10-11; Sal.64; Rm 8,18-23; Mt 13,1-23


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don Ezio Stermieri
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