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13/8/17 - XIX Domenica t.o. anno A


L'ascolto della predicazione di Gesù: il Regno dei Cieli, più forte di ogni altra signoria e dunque “bella notizia”, Vangelo, porta nel racconto di Matteo un avvicinarsi a Lui, il Figlio diventato vicino, per dirlo con la pagina odierna del Vangelo, imbarcato nella avventura nostra della traversata del mare, della vita. Solo con questo “avvicinamento” si comprende che il nocciolo dell'annuncio cristiano non è una delle numerose proposte sapienziali-religiose di cui è disseminata la storia. Il contenuto, il perché, la salvezza, l'attracco della vita, l'altra riva è Lui.
Adesso comprendiamo il racconto di Matteo di Gesù che sfida le nostre paure per la traversata del mare della vita, le inevitabili tempeste, la netta sensazione che Egli non sia imbarcato con noi, il vento contrario, la notte che sembra non finire mai, il dubbio al sentire della sua presenza o nel farne esperienza di essere di fronte ad un fantasma, la proiezione delle nostre paure! Ed ecco l'immancabile sua parola: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. E quel “sono io” ci riporta all'“io ci sono”, io sono: ci sono; che risale all'esperienza di Dio salvezza-liberazione di Mosè e dell'Esodo; all'esperienza di Elia (prima lettura) braccato, inseguito da chi ha giurato di farlo a pezzi perché la sua denuncia di essere caduti nella idolatria di false salvezze è insopportabile.
Dio è sempre quella brezza leggiera che sperimentiamo all'apice dell'affanno, del fuoco che sembra bruciare ogni speranza. Quella brezza si è fatta dunque volto, presenza, voce che supera il nostro tentare, uguale a quello di Pietro: “Signore, se sei tu, ordinami di venire da te sulle acque”: assicurami che la tua presenza è dunque più forte della morte che sembra inevitabilmente affogare la mia vita. “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. “E subito Gesù tese la mano”. La mano che ci ha plasmato, fatti poco meno di un Dio, non si rovescia dunque lasciandoci andare in rovina. Il Figlio, Gesù, è la mano di Dio davanti al quale riconosciamo: “Tu sei il Figlio di Dio”. Ancora una volta la fede di Pietro diventa la fede della Chiesa.
Abbiamo ascoltato S. Paolo, così determinato nell'affermare che il contenuto della Fede è l'incontro con Gesù Cristo, perché solo in Lui c'è salvezza, che dichiara la sua sofferenza per quel popolo, che è il suo; proprio lui, destinatario dell'alleanza, proprio lui, che ha sperimentato tante volte l'intervento di Dio, rifiuta di riconoscerlo nel compimento della salvezza, la morte e risurrezione di Gesù. Dovrebbe essere anche il nostro rincrescimento davanti ad una porzione così grande di umanità non credente.

13/8/17

Letture: 1 Re 19,9.11-13; Sal.84; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33


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don Ezio Stermieri
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