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12/11/17 - XXXII Domenica t.o. anno A


Durante l'intero anno liturgico la Chiesa, ponendoci in ascolto della Parola di Dio, ci induce a specchiare e leggere la nostra vita nella predicazione e, nella vita, morte e risurrezione di Gesù, a trovare dunque una risposta che non mente al nostro essere domanda.
Già l'uomo biblico si interrogava se l'uomo oltre alla sua curiosità scientifica potesse indagare se esista una "sapienza", risposta ai perché, un senso, un orizzonte alla presa di coscienza di essere nel tempo con la consapevolezza di doverne uscire. Profonda la risposta che Dio offre: "Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduto alla sua porta". Come dire che la risposta è fin dal mattino nella quotidianità. In ogni singolo atto, sentimento, sospiro, lacrima, gioia, conquista è riflesso l'eterno, l'infinito, e anche la cura che Dio ha per colui, l'uomo, che ha chiamato ad essere suo alleato.
Così nel cristianesimo, l'abbiamo ascoltato dal primo teologo Paolo che di fronte all'evento Gesù Cristo, alla sua morte e risurrezione vi legge il senso del vivere e del morire, del presente e dell'oltre. La vita cristiana così diventa una sollecitudine, vicinanza reciproca nel non implodere nel presente e non aver paura dall'essere attratti verso un oltre che da soli, con il nostro linguaggio, non riusciamo a definire: "Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell'ignoranza a proposito di quelli che sono morti" e per il fatto che ognuno dovrà superare l'enigma della morte: "per sempre saremo con il Signore". "Confortatevi dunque a vicenda con queste parole": risorgeremo. Il nostro "io", che perdura al di là del nostro mutare chimico, vivrà e tutto il nostro essere, con ognuna delle sue dimensioni che ora tende verso la vita, sarà rapito dalla pienezza della vita.
Gesù nella sua predicazione usa la parabola per rivelarci il progetto di Dio. La vita nel tempo è un cammino sostenuto da due forze guida: il non venir meno nel fidarsi di Dio che in Gesù verrà perché stiamo con Lui meta, senso, sapienza della vita e l'olio della carità, della dignità regale dell'uomo. Valenza che non si deve esaurire, consumare, perdere. Fede e carità sono dunque la sapienza della vita verso quella che Gesù chiama festa di nozze per quanto questa parola contiene di gioia, fecondità, futuro, inesauribilità. La vita nel tempo è dunque fidanzamento con tutto ciò che vi è connesso di attesa, speranza, sogno ma anche già presenza che riempie il cuore, sfida l'intelligenza, dà vivacità alla preparazione. Una sola è richiesta di Gesù: quella verginità che non si lascia tentare, confondere da lusinghe, tentazioni che promettono quanto non possono mantenere. Quell'addormentarsi che è anticipare il morire disperato. Siamo stati pensati, voluti, chiamati alla vita nel tempo e nell'eternità.

12/11/17

Letture: Sap 6,12-16; Sal.62; 1 Ts 4,13-18; Mt 25,1-13


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don Ezio Stermieri
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