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26/11/17 - SOLENNITA' DI CRISTO RE


Alla tentazione del pensiero che la morte ponga fine a tutto e a tutti, sicché non c'è valutazione globale della vita ma solo il senso che ognuno di volta in volta dà alle sue azioni, si contrappone, nella predicazione di Gesù, l'affresco storico del giudizio finale. Il giudizio che salva o polverizza la vita sarà su un solo punto se sul volto del fratello avremo cercato la sua fisionomia e perciò la fisionomia di Dio (allora saremo degni di Lui: "venite!") oppure se saremo vissuti alla sola ricerca, gratificazione, superiorità del nostro "io" ed allora non riusciremo a credere che ogni scelta egoistica era contro di Lui ("via, lontano da me!").
In questo senso il Dio fatto figlio a Betlemme, cresciuto in umanità a Nazareth, assediato dai malati, il predicatore itinerante, l'amico tradito dall'amico e che fa della vita un farsi carico e della sua risurrezione lo Spirito che ri-crea l'umanità, è Re. Tutta la storia va verso di Lui, in Lui trova il suo senso, la sua vita ne è il giudizio di salvezza e/o di condanna. Non re perché manda il popolo a difendere i confini del suo regno ma perché pastore (prima lettura) cerca il suo popolo, lo riunisce contro il pericolo della dispersione, conduce verso quei pascoli che sono oltre il tempo e lo spazio, sono la vita eterna, il riposo in Lui e con Lui dopo la fatica. È un re che ama uno per uno i cittadini del Regno: si china sulla ferita, cerca la perduta, incoraggia l'affaticata, cura la malata, si rivelerà giudice: "Ecco io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri". Perdere questo punto finale della storia e dell'esistenza di ognuno è perdere il senso del cammino della vita, del passare degli anni e ben presto la sensazione di estraneità a questo mondo, irrilevanza del prossimo, morale della situazione, rigonfiamento dell'"io" per averla vinta, perfino la capacità di bene, l'amare gratuitamente, il senso umano, l'afflato religioso si rarefà e si spegne.
Riascoltiamo la voce di Paolo ai cristiani di Corinto: "È necessario che Egli (Cristo!) regni finché non abbia posto tutti i nemici (suoi e nostri) sotto i suoi piedi". L'ultimo nemico sarà la morte che siamo indotti a ritenerla sovrana; il male che siamo tentati di ritenere inevitabile, la legge dell'istinto che la fa da padrona e avvelena i rapporti umani facendo della legge della giungla il codice che frantuma ogni regno, inaugura la legge della forza, arriva perfino a fare di Cristo, della Croce uno strumento contundente contro ipotetici nemici. Bisogna che Cristo regni, lo statuto del suo Regno: le Beatitudini, la legge fondamentale di un amore senza frontiere… "E quando tutto gli sarà sottomesso anch'Egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti".

26/11/17

Letture: Ez 34,11-12.15-17; Sal.22; 1 Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46


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don Ezio Stermieri
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