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7/1/18 - BATTESIMO DI GESU'


L'odierna liturgia nella festa del Battesimo di Gesù orienta al Rendimento di Grazie perché è Giorno che segna un compimento ed interpella ad un inizio che per noi può essere un ricominciare.
Segna il compimento del rivelarsi, autocomunicarsi di Dio in Gesù. Betlemme segna il vertice che nello stesso tempo è la kenosi di Dio: l'incarnazione. E la "carne" diventa il nuovo punto interpretativo dell'essere uomini superando ogni altra divisione. I Magi segnano l'universalità del Vangelo, Cana il risanamento dell'uomo e della donna nel principio di individuazione nell'essere "famiglia", cellula costruttiva della nuova umanità. Il Giordano segna oggi la certezza che la persona di Gesù, la sua missione è proprio il rivelarsi di Dio. Egli è il Figlio, Dio fatto figlio unito al nostro destino, anzi il nostro al suo: amati da Dio, anche in noi Dio pone il suo compiacimento.
È questo l'inizio che questo "oggi" segna per ogni chiamato alla vita nel tempo che sia battezzato, inserito nella vita, morte e risurrezione di Gesù. L'inserimento – i primi cristiani chiamavano i cristiani neofiti – comporta che in noi circoli la vita divina, lo Spirito Santo, dice Marco, e a mano che ne prendiamo coscienza nasce e cresce il rispetto per la vita che nasce, l'impegno educativo, la premura quando la vita si fa fragile e precaria. Presa coscienza del proprio Battesimo la vita non può che essere partecipazione e continuazione della Missione di Gesù che l'evangelista Marco riassume in un farsi vicino a chi soffre, essere più forti e antidoto ai tanti veleni che paralizzano e uccidono la vita, insegnare ed indicare con l'esempio seguendo l'esempio del Battista che Gesù è la via, è la verità, è la vita della nostra vita. Essere battezzati in Lui è essere portatori di quel fuoco che brucia le scorie della nostra autosufficienza, illumina le lontananze da superare, riscalda le tante freddezze che spingono alla solitudine. Acqua che come al Giordano lava lasciando trasparire la vera fisionomia dell'uomo, la sua somiglianza con Dio ma rende consapevoli che non è sufficiente. Il mondo, l'umanità ha preso distanza da Dio e la stessa distanza impedisce di scrutare l'orizzonte, il futuro e l'analisi del presente non è che esperienza dell'affondare nella morte. La distanza impedisce di vedere nell'altro un fratello ed ormai il mondo si divide come prima di Cristo in amici e nemici. Troppa è la distanza perché ogni battezzato rinunci ad essere profeta, testimone di quanto Cristo ci sia necessario, non si faccia invito concreto sull'esempio di Isaia: "Cercate il Signore, mentre si fa trovare. L'empio (colui che presume di essere autosufficiente o che la insufficienza sia senza soluzione) abbandoni la sua via, i suoi pensieri; ritorni al Signore". Non chiedetemi se tutto ciò: essere battezzati, diventare cristiani è facile o difficile, tanto più che abbiamo perso per strada la dimensione non secondaria di "popolo", popolo di Dio ci ha detto il Concilio e quindi sempre a rischio un tipo di cristianesimo individualista che poco ha a che fare sul carattere personale e perciò comunitario di come Gesù ci ha pensato. So però che è bello e lo insegniamo i nostri piccoli al Catechismo: "È bello andare con i miei fratelli per le vie del mondo e poi scoprire Te nascosto in ogni cuor"!

7/1/18

Letture: Is 55,1-11; Da Is 12; 1 Gv 5,1-9; Mc 1,7-11


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don Ezio Stermieri
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