PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23

orario messe - orario confessioni - orario ufficio

HOME

29/3/18 - Giovedì Santo - "in Coena Domini"


Prime Comunioni

È cosa buona e giusta che almeno una volta nell'anno, e il Giovedì Santo è il giorno indicato, riandiamo con il cuore e lo spirito là dove siamo nati come Chiesa e come cristiani, nel Cenacolo, per farne memoria che ravviva la nostra identità di Popolo di Dio e renda attuale, qui dove Cristo ci raccoglie, il “per voi e per tutti! Fate questo in memoria di me”!
Nel Cenacolo lo Spirito del Risorto ci ha fatto linguaggio che tutti possano riconoscere perché mette in circolo nella frammentazione dei popoli l'amore di Dio. È stata la Pentecoste. Nel Cenacolo la sera di Pasqua ci ha fatti, il Risorto, esploratori del Perdono che rompe le catene del male, ci ha fatto seminatori di bene. Nel Cenacolo è nato quel sacerdozio che da 45 anni mi fa suo ministro per conformare a Cristo nel sacramento, spezzare il pane della Parola di Dio, animatore della Comunità cristiana che in Gesù trova la sua ragion d'essere e lo stile, l'orizzonte del suo fare. Nel Cenacolo Gesù ha voluto fare la Pasqua con i suoi e dunque con noi rivelando nel discorso d'addio il perché della sua venuta: farsi carico come l'agnello pasquale di ogni morte e schiavitù perché diventassimo liberi nel fare della vita un servizio. “Voi mi chiamate Signore e maestro. Avete capito quello che ho fatto?”. Ha lavato i piedi! “Anche voi dovete lavarvi i piedi a vicenda”. In quel momento siamo nati, rinati dall'Alto, da Dio, da Cristo che piegandosi in un gesto di amicizia a servizio dava forma al nuovo popolo di Dio e spezzando il pane, dando da bere il suo sangue metteva in circolo, nella nostra mortalità, precarietà, contraddizione, il vino della gioia eterna, l'entusiasmo per una umanità nuova, la forza per superare il male dando garanzia nel nostro essere nel mondo, per il mondo senza essere del mondo, di quel modo di essere uomini che non nel servizio ma nella prepotenza mette la sua sicurezza, non nel dare ma nel prendere l'illusione della gioia, nell'io e non in Dio il suo sempre più precario futuro.
Tutti, dunque, nel Cenacolo siamo nati ma qui in questo nostro Cenacolo abbiamo imparato e dobbiamo continuare a crescere fino a raggiungere la sua statura, il suo spirito, l'universalità della sua e nostra missione. Di là, divenuto qui, se dà il caso dobbiamo ripartire, reimparare, riascoltare, agire consapevoli che non noi abbiamo scelto Lui ma Egli ha scelto noi e ci ha costruiti perché andiamo e portiamo frutto. San Paolo, alla prima prima comunità cristiana e perciò a noi, ricorda che non c'è altro da imparare e non c'è altro da trasmettere. Fare quello che Egli ha fatto e ancor prima essere come Egli è stato. Persa la incandescenza, il fuoco, la vita del Cenacolo, la fede diventa, sempre più per pochi, tradizione di gesti di cui si è smarrito il perché, fosse anche portare i propri piccoli alla Comunione con Gesù. Lo spirito della cultura in cui siamo immersi ci fa perdere l'entusiasmo nel ricevere e nel trasmettere e anche i cristiani, di fatto, rendono marginale il Vangelo, l'insegnamento di Gesù e il modo di pensare, di prestare opera non si riconosce più. Diventiamo estranei gli uni gli altri, individualisti perfino nel pregare, pretenziosi di servizi senza compromettersi, settari pensando che la fede ci separi e ci difenda da chi è visto come nemico o pericolo. Le azioni buone sono su misura di una compensazione del proprio io e non più sul bisogno dell'altro. E tutto, anche quello che facciamo, diventa rito perdendo la valenza del segno, anzi del simbolo. Non sia così! L'ingresso nel Cenacolo, il vedere, il capire, il vivere quanto Gesù compie diventi la ragione del nostro vivere: essere Cristiani.

29/3/18

Letture: Es 12,1-8.11-14; Sal.115; 1 Cor 11,23-26; Gv 13,1-15


Torna alla pagina iniziale
Visualizza tutte le omelie


don Ezio Stermieri
Le omelie