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30/3/18 - Venerdì Santo - "in Passione Domini"


È Dio stesso con la sua Parola or ora ascoltata che ci sospinge fin sotto la Croce di Gesù, il Figlio, dove si consuma la tragedia, il fallimento dell'umanità che al Regno del Cieli che assicura libertà ha preferito la dominazione straniera; alla verità (“che cos'è la verità?” domanda Pilato) il politicamente corretto dell'utile, alla fraternità evangelica preferisce, esige il terrorismo di Barabba, all'amicizia il tradimento, alla consegna di sé il “non conosco quell'uomo”!
Già Isaia aveva descritto a distanza la tragedia di un Messia che avrebbe deluso le attese di un messianismo di potere, di annientamento di ogni nemico, di un regno terreno garantito dalla sua supremazia. La delusione di un Messia che si fa carico della miseria umana, dell'esodo a Dio, che si fa agnello del riscatto conduce l'umanità nel delirio di onnipotenza a ridurlo verme calpestato, sanguinante, pigiato come l'uva nel tino. E già nella sua visione Isaia aveva intravisto nel fallimento umano l'inizio di un ravvedimento che fa del Messia piagato, messo a morte, il principio di risurrezione dell'intera umanità perché Dio gli ha dato un nome, una forza, uno spirito che è al di sopra di ogni altro nome.
Anche la prima comunità cristiana vede nella Croce, nel Crocifisso il ponte che unisce Cielo e Terra, l'arcobaleno della nuova ed eterna alleanza. Eccoci dunque all'appuntamento con l'“ora” di Gesù quando tutto ha il suo compimento, dove perfino la morte è sconfitta perché del suo amore squarciato esce quel sangue che ci fa figli di Dio, quell'acqua che ci restituisce alla nostra identità riconoscendoci fratelli avendo con il Figlio in comune la stessa carne. Sotto la Croce ci è affidata Maria Madre sua e Madre nostra, Madre della Chiesa. Il quell'ora sappiamo che Dio ha sete della nostra sete di giustizia, verità, bellezza e solo in Lui il più bello tra i figli dell'uomo scopriamo il modello, il paradigma, la coniugazione di ogni amore, bello e buono.
Ai piedi di Lui che unisce Cielo e Terra e tutti attrae a sé deponiamo la preghiera per una umanità ancora e sempre in lotta, la Chiesa disunita per ragioni storiche che non avrebbero dovuto stabilirsi nel segno di salvezza e di unità elevato sui popoli. Per tutta una umanità dolente, raminga, bisognosa di salvezza.
Su di Lui, crocifisso per amore nostro, deponiamo il bacio del nostro amore, del nostro Grazie con il cuore il rincrescimento che tanta della nostra civiltà ritenga marginale la sua morte, insignificante il suo Vangelo, inutile la sua testimonianza avvallando così la sofferenza di tanti uomini, donne, bambini confinati dietro a muri alzati, ferri spinati, spogliati della loro dignità, uccisa e negata la loro libertà.
Stendiamo così la mano per fare tutt'uno con Lui rimasto come Pane del cammino per il ritorno dal Calvario alla vita, consapevoli che compito del cristiano sarà cercare su ogni volto, divenuto fratello, la fisionomia, l'impronta del suo.

30/3/18

Letture: Is 52,13-53,12; Sal.30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 -19,42


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don Ezio Stermieri
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