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15/4/18 - III Domenica di Pasqua anno B


Il nucleo incandescente della Parola ascoltata in questa terza domenica di Pasqua illumina, ravviva, corrobora come fuoco lo stretto legame tra noi credenti, divenuti cristiani, e il Risorto che ci raduna e unisce alla sua persona: “Gesù in persona stette in mezzo a loro”, donando se stesso: “Pace a voi!”. Prendere coscienza che la nostra identità prende forza da Lui ci sottrae, per dirla con le parole del Vangelo, dalla paura, dallo sconvolgimento di essere di fronte ad un fantasma e diventare una Chiesa che ad ogni tornante della storia debba, da capo, reinventare se stessa.
Anche noi, come i discepoli, lo riconosciamo dallo spezzare il pane, il gesto-segno che ci garantisce che è proprio Lui. Possiamo guardare le mani che nello spezzare il pane ha garantito la sua presenza fino al suo ritorno, guardare i piedi dell'annunciatore di gioia che camminano nella storia arrivando fin qui, fino a noi. Possiamo toccarlo perché facendosi cibo raggiunge l'intimità del nostro essere corpo, intelligenza, cuore, azione, gioia che raggiunge lo stupore che, vinta la morte, possa essere vivo per ognuno di noi.
Anche a noi, come nel racconto di Luca, porta alla mente e al vivere quotidiano le parole della sua predicazione, i gesti che dicono la premura che Dio nel suo amore ha verso di noi guarendoci da ogni sorta di malessere. Ci dimostra, di volta in volta, come si ponga in continuità con la speranza del popolo dell'antica alleanza, Mosè, i profeti, i salmi e di tutta l'umanità nel suo patire, nella sua necessità di risorgere, nel bisogno di una Parola che superi le innumerevoli analisi, incapace di ripartire perché incapace di cambiare strada imboccando finalmente la via del perdono che altro non è che ricominciare da Lui.
Egli fa di noi quanto da soli sarebbe illusione e delusione: “Di questo voi siete testimoni”. L'annuncio che diventa predicazione della Chiesa non è altro. Lo abbiamo sentito da Pietro. Quel Gesù che per ignoranza, allora come ora, viene messo fuori dalla vicenda umana porta in sé il germe della speranza più autentica di ogni uomo. Per questo “Dio l'ha risuscitato e ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti”. “Convertitevi dunque e cambiate vita – dice l'Apostolo – perché siano cancellati i vostri peccati”. Gesù risorto diventa così il ponte che supera ogni nostra lontananza, ogni presunzione di essere sufficienti a noi stessi. Il convertirsi, il cambiare vita, ci ricorda Giovanni l'apostolo, è molto di più di una vaga conoscenza da catechismo per bambini, di una religiosità rituale di alcuni momenti della vita, di una qualche nostalgia di una bontà irraggiungibile. Qualcosa di diverso da un cristianesimo tiepido, intermittente nell'azione, vago nella conoscenza, lontano dalla quotidianità. Abbiamo sentito: “Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità”. Quanto ci ha chiesto poi per poterci dire suoi non è un elenco impossibile anche solo da ricordare: “Fate questo in memoria di me! Amatevi come io vi ho amato”.

15/4/18

Letture: At 3,13-15.17-19; Sal.4; 1 Gv 2,1-5; Lc 24,35-48


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don Ezio Stermieri
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