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27/5/18 - SS. TRINITA', anno B


Celebrato il mistero pasquale, la liturgia di questa domenica ci invita in un solo "Grazie" a riconoscere che quanto ci è stato comunicato come salvezza, inserendoci con il Battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è il progetto realizzato di Dio su di noi. Prendendo su di sé la nostra lontananza presuntuosa che ci aveva messo in balia della morte come unica soluzione della vita, schiavi del male come tragica esperienza del quotidiano, insidiati dalla legge dell'istinto che inibiva gli sforzi del vivere fraterno, il Figlio, Dio fatto come noi per divenire strada di superamento per accogliere la verità di Colui che ci ha creati per amore per vivere nella Carità, ci ha svelato di essere la realizzazione del Progetto del Padre che è misericordia, perdono, futuro della nostra esistenza. Di più, nel dono della sua vita è insito il dono del suo Spirito che rende attuale e puntuale la consolazione per vincere con la sua sapienza la tentazione della superbia, con l'intelletto la superficialità del nostro giudicare, con il consiglio quella amicizia che supera l'invidia e la prevaricazione: con la fortezza il non vederci costretti ad una materialità che nei sensi individua la verità della vita. Ci insegna a non ridurci a ciò che mangiamo ma ad aver fame e sete di Dio. Lascia salire dal profondo quella pietà verso i limiti altrui e la forza di essere esempi positivi, enzimi di risurrezione in un mondo destinato alla decadenza e alla implosione.
“Guidati dallo Spirito”, ci ha ammoniti S. Paolo, avvertiamo di essere figli, fratelli quanto sentiamo profondamente e diciamo: “Abbà, Padre” e vivendo il Vangelo diventiamo “coeredi” di Cristo: forti nel pagare di persona, coscienti di partecipare alla sua stessa gloria (seconda lettura). È la consapevolezza che il primo popolo dell'Alleanza ha avuto fin dall'inizio della sua storia, fin da quando, ci ha ricordato il Deuteronomio, (prima lettura), si è reso conto di essere stato creato da Dio, esubero della sua bontà e bellezza, ha imparato a mettersi in ascolto della sua Parola che gli dettava una legge di vita superiore ad ogni altra interpretazione della vita, della storia, della scienza perché capace, abbiamo sentito, di dare felicità all'esistenza da una generazione all'altra, stabilità al vivere sociale e politico, un orizzonte, un futuro di pace proprio perché Dio si rivela il “per sempre” sui nostri brevi decenni di faticosa ma realizzante esistenza.
In questo, dicevo si condensa anche il nostro odierno “Grazie”, l'Eucaristia. Nella pasqua anche noi, guardando al Figlio, abbiamo visto questo amore. Talvolta nasce o ci tenta il dubbio che Matteo registra ma è più forte il “prostrarsi”: il piegare la nostra vita davanti a Colui che con l'esempio ci diventa Maestro di vita.
Battezzati nel suo nome non solo avvertiamo la verità che senza di Lui non possiamo far nulla ma diventiamo continuatori, collaboratori, testimoni della sua Missione, unica salvezza dell'umanità: “Andate, fate discepoli, battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, insegnate a osservare e percorrere Lui via, verità, vita.
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Non potevamo sperare, accogliere, far nostro il Vangelo, bella notizia più necessaria. Ora rimane solo di rimanere con Lui, ogni giorno di vita nella sicurezza del suo “per sempre”.

27/5/18

Letture: Dt 4,32-34.39-40; Sal.32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20


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don Ezio Stermieri
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