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3/6/18 - CORPUS DOMINI, anno B


Quando lungo il suo cammino la Comunità cristiana ha avvertito il bisogno di meglio definire se stessa insidiata da continue eresie, divisioni, contese su chi fosse più autenticamente evangelico… nacque questo giorno, questa liturgia di lode ed Eucaristia. Solo attorno a Gesù Cristo presente realmente, morto e risorto, nell'atto di ritornare, la Chiesa può prendere coscienza di sé. Solo con il Vangelo in mano e in ascolto delle Parole di Gesù rende ragione di fronte agli uomini della sua speranza. Si tratta, anche oggi, di preparare perché la Pasqua intercetti anche l'uomo contemporaneo e lo salvi.
Ed ecco la evangelizzazione, la predicazione, la catechesi, l'esemplarità di una intera comunità non solo credente ma credibile. La vita, il quotidiano, lo scorrere delle settimane diventa allora segnata dal gesto che rende presente Cristo in mezzo al suo popolo: "Prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò, lo diede loro…". Tutto parte di qui e tutto qui ritorna. Qui si comprende l'importanza del pane perché non venga a mancare e dal gesto di Gesù di condividerlo. Qui si constata che non basta il pane del corpo. Abbiamo fame di un Pane che solo Dio può donarci ed è il suo Figlio, Parola fatta Pane. Qui impariamo a dire bene di Dio e della vita. Qui "spezziamo" la nostra vita nelle tante cose delle nostre giornate come Cristo si divide per ciascuno perché ognuno si senta parte del tutto, il suo popolo in cammino. Qui andando verso di Lui che ritorna comprendiamo la storia, la vita ed ognuno mette la propria individualità a servizio di una comunità che mentre è in processione nel tempo si apre alla propria eternità; la comunione di qui diventerà Comunione dei Santi. Qui veniamo a sapere che il gesto di Gesù è in prospettiva e lo si può autenticamente capire alla luce di quanto sta per succedere: la Croce, ed insegna a ciascuno che non basta dirsi cristiano. Il cristiano impara da Gesù a superare la paura della Croce, del pagare di persona, del farsi carico, del peso che viene nell'offrire la spalla… Ma non c'è altro modo di redimere la storia che non sia quello di Gesù e non passi attraverso il nostro vivere Lui, dare la vita, viverla da risorti, porre nel quotidiano gli enzimi della sua risurrezione.
Ce lo ha ricordato anche quella prima catechesi che è la lettera agli Ebrei: ciò che viviamo con Cristo e attorno a Lui non è più un rito che attraverso il sacrificio di cose, animali, riti intende propiziarsi la divinità. Cristo ha messo la sua vita sull'altare del dono perché "coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa". Così noi. Non facciamo gesti più o meno compresi ai quali affidiamo sentimenti più o meno religiosi. Siamo ognuno di noi il sacrificio, facendo della nostra vita il luogo, il tempo in cui il Santo, Dio apra per l'uomo il tempo alla vita eterna, la divisione alla Alleanza, il peccato alla Grazia, la schiavitù alla liberazione, la paura allo Spirito, l'immobilità all'Esodo, il mondo a Dio, l'insignificanza della vita alla decisività per la salvezza del mondo. Per Cristo, con Cristo e in Cristo.

3/6/18

Letture: Es 24,3-8; Sal.115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26


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don Ezio Stermieri
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