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23/9/18 - XXV Domenica t.o. anno B


Anniversario inizio ministero all'Annunziata (2003-2018)

Ricominciare da Cristo è la bella notizia del Vangelo di Marco che ci accompagna di domenica in domenica. Cosa possibile perché Egli anche oggi è in cammino di comunità in comunità. Lasciarsi incontrare, guarire, porsi in ascolto della sua Parola conduce a rispondere alla sua domanda: chi sono io per te? Divenire discepoli, cristiani è inevitabilmente trovarsi sua Chiesa, nuovo popolo di Dio in cammino nella storia. Può capitare di non capire le condizioni di questa sequela: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma risorgerà". E fare dell'essere Chiesa qualcosa che essa non è. Cercare un'altra strada desunta dal mondo in cui viviamo, nella continua lotta di essere uno superiore all'altro con il risultato di una inevitabile disaffezione, presa di distanza, sospetto da chi ci guarda dalla soglia o dal di fuori.
Ma ecco subito la sua condizione per appartenergli: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo e il servitore di tutti". Per non essere fraintesi, allora come oggi: "Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini, accoglie me!»". Qui si apre l'esame di coscienza della nostra comunità, se davvero l'intento, lo stile, l'azione pastorale che in modi diversi ci coinvolge obbedisce a questo comando. Forse ci rimane della strada da fare, ma di ritorno per ricominciare da Lui. Non ci è garantito l'applauso se questa è la via che percorriamo.
Quanto è descritto (prima lettura) dal libro della Sapienza sarà la verità anche di oggi. Non mancherà la perplessità degli stessi genitori che l'occuparci dei loro figli abbia davvero un intento, un contributo educativo. Noi stessi abbiamo perso il senso del dovere che la fede ricevuta è da trasmettere, che per fare il cristiano di domani ci vuole una intera comunità. Ecco allora una comunità dove si fanno cose senza trasmetterne il valore e la necessità. "Bambini" sono tutti coloro che vengono considerati "oggetto" di cura (oggi come si può e si può poco!) e non soggetti che per crescere hanno bisogno di esemplarità.
San Giacomo ci ha avvisati. Dove non si imita, vive, continua Gesù Cristo nasce gelosia, spirito di contesa, presa di distanza, disinteresse che ferisce il cuore, passioni che fanno guerra o che giustificano che ognuno fa come gli pare. Siamo di fronte alla libertà che ha smarrito la responsabilità. Si diventa sempre più poveri: "Non avete perché non chiedete" e non si domanda perché non ci si attende più nulla da nessuno. Altri chiedono male, secondo criteri che contrastano con quanto Gesù ci ha chiesto di dare: non qualche rito ma una vita dove ogni sua dimensione prende forza, coraggio, futuro dal Vangelo.
Con questa celebrazione concludo il mio quindicesimo anno all'Annunziata. Spero di non avervi trasmesso altro Vangelo che questo e ringrazio il Signore per tutti coloro che in questi anni si sono avvicinati a me e al mio servizio chiedendomi e chiedendosi: da dove cominciamo? Che cosa c'è da fare? C'è da vivere e trasmettere Gesù Cristo!

23/9/18

Letture: Sap 2,12.17-20; Sal.53; Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37


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don Ezio Stermieri
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