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7/10/18 - XXVII Domenica t.o. anno B


Ricominciare da Cristo è il Vangelo, la bella e buona notizia di Marco. È possibile per chi si avvicina a Cristo non rimanere schiacciato dal peso del vivere e camminare in novità di vita. Ricominciare da Cristo, da una parte, è ripartire dal Regno messianico che Egli porta nella sua persona. Su di Lui, roccia, il balzo della speranza nel futuro. Egli entrando nella vicenda umana si presenta come rivelatore dell'intimità di Dio in cui la differenza del Padre, del Figlio e dello Spirito formano un tutt'uno: un solo Dio che si rivela Padre, origine della vita nel suo evolversi; Dio che cammina con noi; Dio che infonde nell'uomo il suo Spirito. Detto con il nostro linguaggio: non un Dio solitario ma un Dio comunione, relazione d'amore che imprime nell'uomo maschio e femmina il divenire famiglia; il tu e l'io che diventano "noi". I due che sono chiamati a diventare con le loro differenze una carne, una storia, un progetto, nel comunicare la vita, una cosa sola: il figlio che dei due fa famiglia.
È il Vangelo che abbiamo or ora udito. Certo la storia di questo divenire ha incontrato fatiche, tradimenti, egoismi, paure, lotte, ma per usare il linguaggio di Gesù: all'inizio, nel pensiero e progetto di Dio, non era così. L'uomo, la donna, fraintendendo la loro libertà che garantisce che l'amore non si riduca a istinto, pressione, fatalismo e caso, si sono ammalati di sclerocardia, durezza di cuore. Essere cristiani è essere testimoni che la differenza può divenire una cosa sola; in definitiva che l'uomo e la donna sono immagine di Dio Trinità.
La radice di questa verità è fin dalle prime pagine della Bibbia, la Genesi: l'origine, il principio umano, morale, filosofico, religioso dell'uomo, dove uomo (isch) e donna (ischssà) formano un tutt'uno perché la donna è della stessa sostanza, cuore, carne e spirito dell'uomo. Solo un pensiero che trae la verità dalla prassi, dove due sono uguali solo se fanno le stesse cose, non arriva a comprendere che funzioni diverse non annullano l'uguaglianza nella dignità, nel valore, nella diversità che intreccia la storia, la civiltà umana.
Leggendo la lettera agli Ebrei (seconda lettura) siamo autorizzati a comprendere il nostro essere Chiesa come insieme di famiglie: "Infatti colui che santifica (Dio) e coloro che sono santificati (noi!) provengono tutti da una stessa origine (che è Dio uno e trino!), per questo non si vergogna di chiamarli fratelli".
Famiglia dunque! Nella Chiesa dunque la pluralità, le differenze sono risorsa, garanzia di una feconda unità nell'accogliere, educare, formare a raggiungere la statura di Cristo, la dilatazione dell'Amore di Dio in Lui, il superamento di ogni paura verso colui che ancora non è di noi perché la missione del cristiano è di fare dell'umanità intera, la famiglia umana, il popolo di Dio. A partire da Cristo il mondo non si divide più in amici e nemici perché di fronte a Dio Padre, sulla parola di Gesù, con lo Spirito messo nel cuore, ci riscopriamo fratelli.

7/10/18

Letture: Gn 2,18-24; Sal.127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16


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don Ezio Stermieri
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