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14/10/18 - XXVIII Domenica t.o. anno B


45esimo di sacerdozio e Battesimo di Isabella

"Mentre Gesù andava per la strada". È sempre nel concreto, nel cammino della vita che può avvenire l'incontro con Gesù e, cominciando da Lui o ricominciando con Lui, il trascorrere della vita diventa cammino di fede. Sì! Perché il dialogo che si apre con la sua persona non si ferma alle certezze penultime del vivere ma si apre alla verità ultima: "Maestro buono che cosa devo fare per avere la vita eterna?".
Quanto stiamo per compiere: trasmettere il Battesimo – l'immersione ricevuta nel suo Spirito che con l'acqua restituisce all'autentica immagine di ogni uomo, figlio di Dio, da vivere con coloro che condividono la strada che è Lui, chiamati ad essere capaci della santità – è cammino cristiano della vita, diventa il regalo più grande che possiamo fare ed è destinato a coinvolgerci nelle tappe – i sacramenti – successive della vita. La risposta di Gesù: "Tu conosci i comandamenti" parte da dove noi stessi pensiamo possa consistere la realizzazione di una vita buona, onesta, sincera, giusta (i comandamenti) ma ci conduce ad una verità più profonda: non basta il "fare", bisogna essere. Si tratta di educare ed educarci a "vendere", donare quello che siamo e di seguirlo liberi perché tutto è posto in relazione a Lui e solo Lui è la porta della vita eterna verso la quale è venuto a guidarci.
E qui il discorso si fa personale, confidenza mia che oggi ricordo che per seguirlo come suo prete, a servizio di quanti di volta in volta Egli mi ha affidato, mi pare di poter dire con Pietro: "Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Ebbene, con sincerità devo dirvi che la parola di Gesù non inganna. Anch'io ho ricevuto cento volte tanto! "Fratelli, sorelle, madri, figli, campi" dove seminare, curare, far crescere. Certo. Il Signore a nessuno toglie l'esperienza della fatica, del fallimento, dell'incomprensione… Ma con Lui si supera tutto. Egli è il ricominciare stesso ogni giorno verso "la vita eterna nel tempo che verrà". Ma quello che è per il prete è per ogni cristiano. Per il catechista che accresce il numero dei fratelli, la famiglia che seguendo la vocazione del matrimonio si trova in un contesto famigliare più ampio, l'insegnante che moltiplica il suo sapere per ogni alunno, il medico che vede crescere i guariti, e così via di ogni ruolo che diventi dare se stesso seguendo Cristo che insegna esserci più gioia nel dare che nel ricevere.
Il libro della Sapienza (prima lettura) pone due valenze da acquisire e su cui investire i doni ricevuti e le vocazioni corrisposte: "prudenza", che noi oggi chiameremmo discernimento intelligente di ciò che vale e resta della vita, e "sapienza", avere la capacità di tenere insieme i momenti, le scelte, le intuizioni, i sogni della vita che necessariamente sono provati e purificati.
La lettera agli Ebrei poi aggiunge una necessità che va al di là dell'episodico ascolto del Vangelo. Diventare famigliari della Parola di Dio che non è vaga dottrina, intermittente senso morale, rito domenicale. È Persona; è Gesù Cristo che si incarna nella nostra quotidianità e si fa strada che sbaraglia ogni delusione, rincuora, incoraggia, si fa intima alla nostra intimità. "È viva, efficace e più tagliente di una spada. Essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello Spirito", là dove la tentazione di una vita egoistica, qualunquistica, utilitaristica lotta contro una chiamata irresistibile che allarga l'intelligenza, il cuore e le scelte. Si fa parola battesimale che qualifica l'intera esistenza: "Vieni e seguimi".

14/10/18

Letture: Sap 7,7-11; Sal.89; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30


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