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4/11/18 - XXXI Domenica t.o. anno B


Anche la pagina odierna del Vangelo di Marco, or ora ascoltata, conferma l'intento di un intero anno: essere e diventare cristiani comporta il ricominciare, ripartire da Gesù Cristo. Il dialogo tra Gesù e lo scriba, cultore della Legge: "Qual è il primo di tutti comandamenti", e la risposta che il tutto non parte dal proprio "io" ma dall'ascolto che ci trae fuori dalle secche egotiste: "Amerai Dio, amerai il prossimo tuo" trova la risposta più esplicita e realizzata proprio in Gesù che ama il Padre fino ad essere una cosa sola con il suo disegno di amore che salva e l'amore che si è fatto prossimo all'uomo fino a consegnarsi alla morte per aprire un nuovo futuro di salvezza, di vita eterna che libera, ora, dalla schiavitù di se stessi, rende capaci di un amore che abbraccia tutti, abbatte il muro della morte per raggiungere il perché stesso del vivere: la felicità eterna.
Dar inizio e continuità a questo ideale e programma di vita è, nelle parole di Gesù, non essere più lontani dal regno di Dio, ma entrare a far parte di quel nuovo popolo che ha per statuto il suo insegnamento, come modello il suo esempio, come fine lo stare per sempre con Lui nel tempo e nell'eternità. Come l'interlocutore di Gesù arriviamo a riconoscere: "Hai detto bene". Questa diventa la verità sulla nostra vita che dà calore ai sentimenti di bene che vi albergano e spinge, là dove la vita ci ha posti, a prendere le distanze da ogni tipo di male che ci insidia e a deciderci, pur con i nostri limiti, a metterci dalla parte del tanto bene da volere e da compiere.
Già l'antico popolo di Dio per bocca di Mosè (prima lettura) era arrivato ad una simile conclusione per continuare ad essere gente che Dio aveva scelto e guidato per essere segno di benedizione per tutti i popoli: "Ascolta Israele, bada di mettere in pratica quanto il Signore ti chiede per essere felice, crescere e prosperare nella terra dove scorre latte (nutrimento base dell'uomo) e miele (dolcezza energetica che Dio ti dà)".
Se il nostro ascolto ci porta a vivere come Gesù ed in Lui questo programma di vita, non dobbiamo temere né tentazioni di recedere, insidie di scoraggiamento, suggestioni di vie più facili con qualche compromesso. Ce lo ha ricordato la lettera agli Ebrei, prima catechesi di quanti erano venuti alla fede: "Cristo può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore".
È proprio quanto di settimana in settimana qui sperimentiamo. Ci mettiamo in ascolto di una parola che non è nostra, eppure è per noi più di qualunque altra parola di tutti i giorni. Ci mettiamo in preghiera fiduciosa, consapevoli che da soli non riusciamo neanche a ricominciare e tanto meno a dare continuità. Alziamo lo sguardo sulla Croce da dove il Crocifisso pende per amore verso Dio e verso di noi. Ci nutriamo di Lui fatto pane per la nostra fame e sete di giustizia e, usciti di qui, diventiamo possibilità ed esempio perché Cristo possa dire a ciascuno: "Non sei lontano dal regno di Dio".

4/11/18

Letture: Dt 6,2-6; Sal.17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34


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don Ezio Stermieri
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