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24/2/19 - VII Domenica t.o. anno C


"Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico»". La fede che si fida di quanto insegna Gesù nasce dall'ascolto e per ascoltare bisogna uscire dal proprio io per mettere fiducia in quanto ci è detto. L'ascolto del proprio "io" porta ben presto a dividere il piccolo o grande mondo in amici e nemici secondo il proprio criterio; alla giustizia del "se tanto mi dà tanto"; a diffidare del diverso, del non atteso e ad essere generosi con chi potrà restituire con l'interesse. L'esclusivo ascolto dell'"io" personale, parentale, nazionale è sotto gli occhi di tutti dove conduce e quali sentimenti insinuano i tutori del nuovo equilibrio e quale fiducia sia in essi riposta. Il discepolo di Gesù, il cristiano medita su quanto abbiamo or ora ascoltato. Bisogna rompere la catena del male perché il male chiede male. C'è più forza nel non rispondere all'offesa che l'energia per rispondere alla pari. C'è sempre una ragione evidente per non dare il proprio aiuto, per non impicciarsi o tirarsi indietro ma questo non è garanzia di pace e di giustizia: dove si costruisce un castello invariabilmente ci sarà un assalto e un assedio. "Amate i vostri nemici", quelli veri e quelli presunti perché come il male, l'odio, il rancore, la vendetta sono diffusivi altrettanto lo è il bene e seminare bontà è mettersi dalla parte di Dio: "Benevolo verso gli ingrati e i malvagi". Siate misericordiosi, date, accordate futuro, non rinchiudete l'altro nella paura, nel sospetto, nell'interesse del proprio io… "come è misericordioso il Padre vostro". Essere cristiani non è aderire alla religione dei deboli, dei pusillanimi, dei vinti; è convinzione che il nemico non è fuori; annida nel cuore e nell'intelligenza, stravolge lo sguardo, suscita difesa. Ma domata la tentazione abbiamo la forza per tradurre in risorsa ogni tipo di negatività. Misuriamo con la misura con cui Dio ci misura e misurerà, con misericordia.
Ascoltando il Primo libro di Samuele (prima lettura) appare gigante David che Dio ha scelto perché Egli guarda il cuore. La vita lo mette nella condizione di sbarazzarsi di Saul che lo detesta per invidia ma il giovane David conosce un'altra arma per vincere: non abbassarsi al livello della paura ma elevarsi verso Dio e la sua magnanimità.
Atteggiamento non spontaneo, non facile ma da conquistare perché uomini si diventa, cristiani si impara ad esserlo da Cristo che non è solo maestro ma modello ed esempio.
San Paolo lo ricorda alla prima comunità: "Non vi fu prima il corpo spirituale ma quello animale, e poi lo spirituale". Viene prima la spontaneità dell'istinto, della immediatezza nella reazione che chiamiamo sincerità. Ecco perché il diventare cristiani comporta un ascolto, l'uscire dal proprio io e dalle sue esigenze per udire una parola che segna un passaggio, il superamento dell'uomo chiuso nella fortezza del suo "io" perché raggiunto da una Parola autorevole: "apriti, ascolta".

24/2/19

Letture: 1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1 Cor 15,45-49; Lc 6,27-38


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don Ezio Stermieri
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