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3/3/19 - VIII Domenica t.o. anno C


Il brano di Luca or ora ascoltato raccoglie alcuni insegnamenti di Gesù, pratici nel concreto del vivere quotidiano. Sono osservazioni puntuali in questo momento storico nel quale tutti vedono come gli altri dovrebbero scegliere, fare, cambiare ed in realtà siamo ciechi che si pongono alla guida di altri ciechi tanto è grande il buio del futuro in ogni campo. Siamo come non mai solleciti alla critica di quanto nell'altro è negativo ma una trave impedisce di prender atto dei propri limiti, difetti, sbagli. Ci diciamo sfortunati quando ci troviamo di fronte a risultati scadenti nei vari campi o responsabilità della vita ma più che sovente i frutti dipendono dall'albero né, per dirla con Gesù, non ci si può ostinare a vendemmiare uva da un rovo. Ci manca quella bontà interiore, quel tesoro di riflessione, di sentimento, di esperienza talvolta faticosa. Dal buon tesoro del suo cuore l'uomo trae il bene e se l'interiorità non sovrabbonda di bene facilmente l'operato sarà scadente.
Gesù lascia questi insegnamenti per quanti decidono di essere dei suoi, cristiani dunque. Si tratta di qualità indispensabili in una vita di parrocchia ma sono saggezza da trasferire fuori di qui, nella ferialità di famiglia, di lavoro, del vivere sociale in un mondo che moltiplica leggi che facciano chiarezza, rassicurino il vivere, garantiscano il benessere ma dimentica la legge dell'essere uomini, quella umanità che sta prima e alla base di ogni direttiva del vivere.
Già il saggio dell'Antico Testamento (prima lettura) raccomandava di partire da sé prima che dagli altri nel fare ordine: setacciare i pensieri perché cadano quelli inutili, controllare il parlare perché è proprio nel dire che appaiono le contraddizioni, mettersi alla prova nella coerenza per non desistere di fronte alle difficoltà, e, cito: "Non lodare nessuno prima che abbia parlato" per non rimanere delusi se alle promesse non segue o non può seguire quanto assicurato.
Concretamente. Non ha bisogno di commento quanto San Paolo raccomanda alla prima comunità di Corinto, gente portata a discutere di tutto, tutto criticare, tutto provare senza aver vagliato, mettersi, senza discernimento, al seguito dell'ultimo che parla come un libro stampato. Una comunità pronta a credere e pronta a cambiar Vangelo, assetata com'è di novità per la novità: "Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi, irreprensibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore".
Alla fine, forse, proprio questo è la riscoperta da fare: uomini, cristiani si diventa. Fermarsi e dire: sono fatto così, una trave entra nell'occhio che impedisce di discernere il bene da raggiungere, facilmente si vede il male che c'è o non c'è ma non si vede più il bene di cui fare esperienza e l'interrogativo di Gesù ci attende: "Può forse un cieco guidare un altro cieco?". Ed è un'intera società che rovina nel fosso.

3/3/19

Letture: Sir 27,5-8; Sal. 91; 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45


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don Ezio Stermieri
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