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31/3/19 - IV Domenica di Quaresima anno C


Sosta inevitabile per chi ha fatto della Quaresima un cammino di conversione dietro Cristo, dopo esser stati condotti nel deserto per sperimentarci capaci di vincere la tentazione, averlo seguito sul monte per vedere dall'alto il senso e l'orizzonte della vita, averlo ascoltato nella sinagoga per convertirci alla nostra responsabilità, sostare con Lui nella casa. È nella casa il luogo e l'occasione di prendere coscienza della propria unicità e individualità e il compito di nutrirla di relazionalità, di reciprocità e gratuità. Eccoci dunque nella parabola di Gesù. Forse così egoisti da pretendere quanto ci aspetta e andarcene e fallire per la presunzione di essere autosufficienti e tornare con intenzioni servili e interessate. No! Nella casa si sta da figli e la verità umana lascia subito trasparire la lettura del nostro rapporto con Dio Padre. Forse a qualcuno dentro la casa che può essere la famiglia, la chiesa, la società si è indurito il cuore, legge tutto in chiave di diritto, vive nel sospetto di subite ingiustizie, sperimenta l'accrescersi dell'odio e del rifiuto. In casa, come nel rapporto con Dio, tutto è di tutti ed ognuno è padrone e a servizio del bene della casa. Nella casa che è figura della vita c'è un Padre Dio, che ci lascia liberi, forse tragicamente di farci del male, ma spia il momento quando la libertà si è liberata della propria animalità e diventa libertà per tornare, ripartire, ricuperare perché, senza casa, l'uomo non cresce né in sicurezza, né in libertà, né in responsabilità.
La vita anarchica senza patria, senza appartenenza, senza fraternità e paternità, normata dal solo succedersi degli egoismi è cancro che divora l'esistenza. Abbiamo ascoltato dal libro di Giosuè la soddisfazione di un popolo che finalmente è arrivato a casa. Dio ha allontanato finalmente l'infamia dell'Egitto, della schiavitù, l'essere ridotto a cosa, numero, rendimento… Che sapore il pane della libertà nella propria casa!
Per noi cristiani, Cristo è la nostra casa, il luogo della esemplarità, della fraternità, della familiarità: fratelli, padri e madri suoi! La sua parola è per noi Vangelo, il suo agire è per noi guarigione dai tentativi di fuga o dal rimanere rancorosi, l'ascolto di Lui diventa vedere, sperimentare tutto quanto vogliamo conoscere di Dio, rimanere con Lui è ricevere il suo Spirito che diventa anima, intelligenza, costruzione di ogni nostra casa. In Lui e con Lui possiamo affermare: "In Cristo uno è creatura nuova. Le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove".
Ecco, è passata la pretesa di ognuno con il proprio egoismo di farsi la famiglia su misura; la novità è che ognuno pone la propria individualità in crescita dalla relazionalità. È finito lo sbattere della porta in faccia all'altro perché da Dio impariamo a spiare il ritorno, l'uscire per andare incontro, il ricreare l'armonia delle diversità che abitano una stessa casa. E che cosa è una comunità cristiana se non la scuola, l'esercizio, il respiro, lo studio perché a nessuno sia impedito di avere una casa: un Padre, dei fratelli, dei valori che fanno impallidire la tentazione del dire: "Dammi la parte di patrimonio che mi spetta" per inevitabilmente andarlo a sprecare.

31/3/19

Letture: Gs 5,9.10-12; Sal 33; 2 Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32


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don Ezio Stermieri
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