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19/4/19 - Venerdì Santo - "in Passione Domini"


L'austero rito del Venerdì Santo, che stiamo vivendo, coagula in sé tutto quello che può del Mistero che oggi si condensa in Gesù, il Figlio crocifisso: l'allontanarsi da Dio della nostra umanità presuntuosa, il grido disperato dell'uomo che affonda nell'autodistruzione: "perché mi hai abbandonato?"; il sospiro che attraversa la storia dell'intera umanità: "nelle tue mani affido il mio spirito". Il gesto del celebrante disteso a terra all'inizio del rito evidenzia una umanità più che atterrita di fronte alla propria violenza verso l'innocente, atterrata, prostrata, vinta dall'amore di Dio che si fa prossimo, vicino, con le sue piaghe risana le nostre ferite, con la sua morte distrugge il nostro morire.
Dio stesso, con la sua parola, si fa narrazione dell'evento stupendo della nostra salvezza. In Gesù lo sguardo profetico di Isaia si fa icona di una messianicità che rifiuta la strada del potere e imbocca quella del servo di Jahvè che si fa carico. La croce sulle sue spalle è la nostra croce. Ogni passo di quella Via Crucis sono i passi di una umanità venduta, tradita, sfruttata, percossa, denudata, maledetta. Ogni parola di quel tragitto rivela qualcosa di Dio, la sua sete del nostro comprendere finalmente di essere amati, di essere, fin dall'inizio, partner della sua alleanza perché la terra ritorni giardino, la storia narrazione di civiltà e di umanesimo integrale, l'uomo prova di libertà, quella libera dal male e capace di amore gratuito.
Come Chiesa in ascolto della storia di un Dio che ama fino alla fine, anche la nostra comunità si riunisce sotto la Croce, ai piedi del Crocifisso per farsi voce dell'umanità che senza l'attrazione di Cristo dall'alto si sentirebbe inevitabilmente dispersa; una umanità divisa, in guerra per l'appropriazione dei beni della terra eppure bisognosa di pace, di futuro, di moralità e solidarietà. Voce di preghiera per una cristianità divisa che chiede di superare lo scandalo, preghiera perché le tante religioni, in nome dell'unico Dio, Padre, si facciano strada verso la Pace. Preghiera per chi non sa più pregare e come potrebbe se il nostro pregare non fosse grido, supplica, sospiro di ogni uomo e anche lode, gloria per quando il cuore scoppia di gioia. Un pregare ridotto a forma, a paura, a mercato non è ciò di cui ha bisogno l'umanità.
La preghiera comunitaria si fa gesto personale: il bacio che cerca di superare quello di Giuda anche se nessuno può dirsi giusto davanti a lui e riassume la gratitudine di una vita personale, famigliare, comunitaria e, se fosse possibile, dell'intera umanità.
Oggi, poi, la Chiesa, estatica di fronte a Cristo unico e sorgivo sacrificio da rinnovare fino al suo ritorno, non osa obbedire al suo mandato: fate questo in memoria di me! Preferisce mangiare del Pane eucaristico del Giovedì Santo e unire al sacrificio di Cristo i tanti sacrifici dell'umanità e particolarmente della cristianità dove, come Lui, è bandita dal vivere civile, è perseguitata come un pericolo per le ideologie dominanti. Se hanno perseguitato me, lo faranno anche con voi. E così il nostro cuore e la nostra generosità si allargano ai fratelli di Terra Santa destinati a sparire schiacciati da due potenze contrapposte. La nostra generosità dice che non è inutile la loro presenza perché testimone di essere stati salvati nella storia e geografia dei popoli.

19/4/19

Letture: Is 52,13-53,12; Sal.30; Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1-19,42


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