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20/4/19 - Sabato Santo - "in Resurrectione Domini", anno C


"Non è qui, è risorto. Perché cercate tra i morti colui che vivo?". È questo l'annuncio che da 21 secoli squarcia la notte dell'umanità. Questa la luce che Dio non aveva lasciato mancare al cammino della storia dell'uomo fin dall'inizio, quando l'uomo e la donna avevano presunto di essere sufficienti a se stessi nel ravvisare quanto è bello e buono per vivere, precipitando nel buio della morte venendo a mancare all'orizzonte la luce di Dio. La notte dell'esodo del popolo eletto diventa così interpretazione della fatica dei popoli nel cercare una terra dove vivere liberi e sicuri nonostante la luce interiore che spinge verso porti sicuri, sperimentando paura e respingimento, rifiuto e inimicizia. Quella luce, dell'intelligenza e della religiosità, è captata nei percorsi filosofici, nelle ascesi religiose mentre si facevano strada nelle boscaglie dei relativismi e nelle aridità dei nihilismi. La sete di Dio, la necessità di una luce che rischiari l'ecosistema in cui viviamo, di un fuoco che bruci le scorie inquinanti del vivere sociale, di un calore che riscaldi i rapporti di una umanità così diversificata in una terra divenuta villaggio globale, di un sole che sciolga il gelo della morte e sia risurrezione per le tante mortificazioni del vivere è necessario, indispensabile anche oggi e l'essere qui a raccogliere l'annuncio: la verità di Dio sulle verità in contrasto del chiacchiericcio umano, ci aggrega alle donne del Vangelo or ora ascoltato.
Può essere anche oggi che per qualcuno, o la stessa maggioranza, il nostro sia un vaneggiare. Stiamo perdendo lo stupore che Dio ci possa sorprendere, che, fedele a se stesso, divenuto figlio, abbia sconfitto la morte e, vivo, sia all'opera di una nuova creazione, una nuova storia, di salvezza, una nuova umanità posta come seme, come il lievito, come luce, come avamposto di un nuovo cammino rispondente alle necessità più vere e profonde dell'uomo. Sapersi sulla terra non per caso e non solo di terra ma con il soffio dello Spirito che ci fa simili a Dio, capaci di amore gratuito, di libertà e responsabilità: sapere che il destino dell'uomo non è unicamente nelle guerre che atterriscono i popoli ma nella intelligenza del condividere i beni comuni. Sapere che il vivere non è ristretto ai brevi decenni dell'esistenza ma, da risorti, raggiungere la felicità ogni giorno cercata, nella beatitudine di Dio attracco, porto della nostra vita. E così accanto al fuoco di Dio si aggiunge questa notte l'acqua che ci ripulisce e ci porta alla prima bellezza, fa crescere ogni proposito di bontà e di solidarietà, unisce in una sola volontà il popolo nuovo dei risorti con Cristo. "Fratelli – ci ha ricordato Paolo – non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, affinché come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova".
E questa è la novità delle novità cristiane, non è che si nasca con l'unica prospettiva della morte tanto che l'uomo è definito mortale. Il cristiano nel battesimo è già morto con Cristo alla morte e con Lui rinasce ad una vita nel tempo e alla vita nell'eternità. Quella del tempo è così ravvivata e sostanziata della beatitudine dell'Eterno e quella eterna sarà pari alla dilatazione dell'intelligenza, dell'amore, della cura del bello, del buono, del vero, del giusto che ci avrà fatto crescere fino alla statura di Cristo, il Risorto. È questo l'Alleluia che risuona in questa notte e ci accompagna nei primi passi del tempo pasquale. Sarà questo l'Alleluia, come dice l'Apocalisse, il canto dei redenti nel per sempre di Dio.

20/4/19

Letture: Gen 1,1-2,2; Sal. 103; Es 14,15-15,1; Es 15,1b-6.17-18; Is 55,1-11; Is 12,2-6; Rm 6,3-11; Sal. 117;


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don Ezio Stermieri
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