PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23
È pur sempre una gioia e segno di speranza per una comunità cristiana immettere i piccoli delle proprie famiglie nel cammino della iniziazione cristiana. Gioia e speranza perché non ha altro da fare la Chiesa nelle sue località che trasmettere quanto a sua volta ha ricevuto. Non si tratta dunque di alcune nozioni dette una volta: catechistiche. Il vocabolo “catechesi” dice l'arte dell'aiutare a porre, perché sorregga la vita, Gesù Cristo. Iniziati a rendersi consapevoli dell'essere stati innestati con il battesimo, immersi nella vita di Gesù Cristo risorto. Il cammino verso lo stare a mensa con Lui e ricevere il suo Spirito. E tutta la comunità, a partire dai genitori, ai nonni, ai catechisti sarà impegnata a raccontare Gesù: le sue parole, i segni del Regno che guariscono l'uomo, il dono della vita, l'essere coinvolti nella sua risurrezione. Ecco perché si chiede ai nostri piccoli che il nome ricevuto nel battesimo che dice come ognuno sia unico e pur partecipe della collettività e riconosciuto dal nome, ora sottoscrive un impegno che diverrà appartenenza, sequela, testimonianza.
Che cosa con l'esempio e a parole dovranno venire a sapere da noi? Ce lo ha detto Gesù stesso: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui”. Nulla è più rassicurante il tutto della vita! E poi, Gesù assicura il suo Spirito che renderà contemporaneo, comprensibile Gesù in ogni momento, circostanza, scelta della vita. Non un Gesù lontano ma amico, camminante con noi giorno per giorno. Dunque, nessuna paura! “Non sia turbato il vostro cuore!”. La gioia e la speranza nostra diventerà la gioia dell'essere cristiani e la speranza di migliorare il mondo per ciascuno di loro, enzimi di risurrezione in un mondo ammorbato di lieviti pericolosi.
La lettura degli Atti che raccontano i primi passi del nuovo popolo di Dio ci consola ed incoraggia. La “novità” Gesù non è per una determinata cultura, popolo, etnia. È per tutti! La Chiesa diventa il laboratorio per il mondo che le “differenze” non sono ostacoli al vivere in pace ma risorse, ricchezze; incontro di età, provenienze, classi sociali non sono categorie di separazione ma arricchimento di ogni identità. La Chiesa da sempre si è posta questo progetto-uomo educativo e chi è cresciuto in un oratorio sa di che cosa parlo. È chiesto unicamente il rispetto, la non imposizione del proprio “io” sul “tu” ma tensione verso il “noi”.
È l'immagine della Chiesa che irrompe nell'Apocalisse, icona verso cui tendere nella costruzione di ogni parrocchia, casa che, senza confondersi con le altre case, vi abita in tensione verso ogni famiglia. Ha, la Gerusalemme che discende da Dio, una precisa identità che però non la separa perché ha dodici porte, tante quante gli Apostoli in uscita per portare il Vangelo. Ognuno vi può entrare ma non per paura o per contrapporsi a qualcun altro ma per essere iniziato al Signore Dio, l'Onnipotente e all'Agnello che è la lampada che illumina e dà fisionomia ad ogni uomo: fratello, amico, vincolato ad ogni altro appartenente alla famiglia umana.
Una iniziazione che non separa con una identità che divide o contrappone. Anzi, inizia, in forza dell'insegnamento e dell'esempio di Gesù, a formarsi una intelligenza curiosa e proiettata sulla geografia umana; un cuore “cattolico” che, come dice la parola, non discrimini ma abbracci tutta l'umanità; un agire che non si chiude nell'interesse proprio ma pone la propria azione, professione per il bene comune. Insomma, un “cristiano” che ricava da Cristo la propria identità.
26/5/19
Letture: At 15,1-2.22-29; Sal 65; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29