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25/8/19 - XXI Domenica t.o. anno C


Mentre era in cammino verso Gerusalemme, un tale chiese a Gesù; a Lui che andava per dare la vita, essere salvezza per l'umanità, indicando la strada: “Signore, sono pochi o tanti quelli che si salvano?”.
Quel “tale” è, a turno, ognuno di noi e la domanda anche oggi viene spontanea. Nella cultura della semplificazione, del tutto subito, del desiderio diventato diritto, della salvezza ricondotta a sicurezza di trovare la porta giusta per la giusta spinta che non guardi al merito ma alla cordata... il messaggio di Gesù: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”, non rifiutare la fatica del “diventare”, del pagare di persona, del farsi carico, lasciando che sia Dio, in un'altra vita, ad essere ricompensa è fuori dell'angolazione odierna nella quale parlare di salvezza.
La tentazione con resa immediata che l'essere praticanti voglia dire immediatamente anche essere credenti anche se non credibili; la vita religiosa vissuta come la contabilità, il credito al diritto della salvezza per gli spiccioli dati, i buoni sentimenti dicembrini, qualche pacca di incoraggiamento... sono antitetiche alle parole di Gesù: “Comincerete a bussare dicendo: «Signore, aprici»; ma Egli vi risponderà: «Non so di dove siete»”... “Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza”, siamo stati dei gastroevangelici coerenti... “Allontanatevi da me, operatori di ingiustizia”. A questo punto deve nascere il sospetto che la salvezza o anche solo la realizzazione della vita non è in base a latitudine, cultura, appartenenza, fosse anche quella occidentale!
Il criterio di appartenenza appartiene a Dio e dentro ad ogni uomo ha posto la spinta della ricerca, l'anelito al bene, il desiderio della verità e se a qualcuno ha dato di più, anzi ha consegnato se stesso come verità sulla vita, non è perché diventasse vanto di supremazia, via aperta alle tante forme di razzismo ma aiuto, evangelizzazione, promozione umana, realizzazione di giustizia perché è conosciuta la volontà di Dio: “Verranno da oriente ed occidente e siederanno a mensa nel Regno di Dio”.
Questa la salvezza che Dio vuole e che con il suo rivelarsi ha consegnato all'uomo perché la storia delle vicende umane diventi percorso verso la salvezza, dono gratuito di Dio. Già l'Antico Testamento era arrivato a questa visione del disegno di Dio e dell'impegno dell'uomo e se il popolo dell'Alleanza ha un compito è di essere segno di benedizione per tutti i popoli. “Anche da loro mi prenderò sacerdoti e leviti”. Facendo della religione della cultura gli strumenti che realizzano il piano di Dio.
Forse, come ci ha ricordato la lettera agli Ebrei, viviamo un momento in cui sperimentiamo come il Signore voglia correggere tante nostre ipoteche, clausole, condizioni messe sulla salvezza: “Il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio”. Non siamo di quelli che avviliti dicono: siamo allo sfascio della stessa Chiesa. Rimbocchiamoci piuttosto le maniche perché, grazie a ciascuno, qualcuno sperimenti come è bello, in ogni situazione, sentirsi amato da Dio e perciò salvato.

25/8/19

Letture: Is 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30


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don Ezio Stermieri
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