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15/9/19 - XXIV Domenica t.o. anno C


Soltanto Luca mostra l'istantanea di Gesù, divenuta narrazione evangelica ora ascoltata, circondato da quanti sono stati il perché della sua missione da Dio: "Si avvicinavano tutti i pubblicani e i peccatori" non senza la mormorazione dei perbenisti: "Accoglie i peccatori e mangia con loro". E così, se non ci sentiamo autosufficienti e perfetti nel giudicare, valutare, criticare e avvertiamo che Gesù, mentre parla di Dio, parla di sé come rivelazione e comunicazione del pensiero, del cuore, dell'azione di Dio, possiamo avvicinarci anche noi. Anzi, siamo qui per questo.
La stupenda pagina lucana tre verità su Dio mette in bocca a Gesù. Dio è come il pastore che fa tutt'uno con il suo gregge, conosce ad una ad una le sue pecore e se una si perde si pone alla ricerca. Gesù è il Dio venuto in ricerca dell'uomo perché anche se ha ritenuto di essere autosufficiente, ha finito per smarrirsi, ma Dio non torna indietro dalla sua alleanza. Per Dio siamo preziosi come per una massaia la moneta per gestire l'economia domestica. Senza quella moneta che è ogni uomo viene a mancare la condizione perché Dio si mostri salvezza. Gesù è venuto a rivelarci quanto siamo preziosi nel rendere visibile l'alleanza e come si rallegri, Dio, quando ci ritrova. Dio è il Padre che, pur rispettando il tragico uso della libertà del figlio che se ne va e per quanto soffra per la durezza di cuore di chi resta, spia il ritorno di entrambi per una festa che dica quanto al vertice del creato Dio abbia posto l'uomo, a lui abbia affidato tutto il creato per crescere in scienza, sapienza, consapevolezza che il Padre non è geloso, nemico, rivale ma alleato e fa festa per il ritorno.
Leggendo la pagina dell'Esodo che anche noi abbiamo ascoltato abbiamo la prova che il cuore di Dio e la sua parola sono lontani da ogni nostra convinzione o supponenza. Non si rassegna all'allontanarsi del suo popolo dalla memoria di chi è stato per lui il Signore; non si allontana perché così facilmente Israele cede alla idolatria; non si stanca anche se messo alla prova dalla testardaggine di chi usa la libertà non per essere libero nella tentazione ma per liberarsi da Dio. Un Dio che al minimo segnale di ritorno è pronto all'abbraccio. Gesù è il nuovo e definitivo Mosé a dire che quella storia di salvezza sperimentata da Israele è paradigma dell'intera storia dell'umanità.
A questo punto, Paolo diventa con la sua sincera dichiarazione il modello per ciascuno che voglia superare il fariseismo che vede i cedimenti altrui ma giustifica i propri e voglia qualificare il proprio modo di essere discepolo, cristiano: "Rendo grazie a Colui che mi ha reso forte, Gesù Cristo Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia".
Questa la parola chiave per come Dio si sia rivelato in Gesù. La lontananza colpevole nostra Egli l'ha caricata su di sé, facendo giustizia, cioè restituendo all'uomo la capacità di Dio e, anziché sottrarci ad un futuro di vita nuova, ha riaperto la porta (Egli stesso!) alla vita eterna, a Dio in festa per averci ritrovati.

15/9/19

Letture: Es 32,7-11.13-14; Sal. 50; 1 Tm 1,12-17; Lc 15,1-32


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don Ezio Stermieri
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