PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA - VIA PO, 45 - 10124 TORINO - TEL. 011 817 14 23

orario messe - orario confessioni - orario ufficio

HOME

2/11/19 - Commemorazione dei defunti


È per noi, per questo momento, la Parola di Dio di cui Paolo si fa portavoce: "Fratelli, la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori". La speranza, il salto oltre l'ostacolo, l'enigma della morte, è possibile, anzi fa parte del nostro essere più intimo e vero. L'amore di Dio che chiama alla vita e non lascia cadere nel buio e nel vuoto, ma crea per attirare a sé pienezza, eternità di vita. Ad attirarci è il vertice di questo amore, quando ha preso, in Gesù, su di sé la nostra lontananza, la presunzione di salvarci da soli per il poco tempo che ci è dato da vivere, quando la tentazione di essere una passione inutile ci precipita del dubbio e subito nella constatazione che il pugno di polvere che ci struttura non sarà altro che terra. Continua l'Apostolo: siamo giustificati, resi giusti perché è ingiusta la morte per chi è assetato di vita, per mezzo del suo sangue, cioè della sua vita. "Riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio".
Ed è proprio Gesù, al termine della sua missione di salvezza, a porre la roccia di slancio per il salto della speranza, per noi e per i nostri cari di cui siamo qui a fare memoria: "Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me, colui che viene a me (ecco che cosa è ciò che noi chiamiamo morte, fine), io non caccerò fuori. Questa è la volontà del Padre, che io lo resusciti nell'ultimo giorno". È questa la novità depositata nella vita del cristiano. Non un ritorno alla materia. Non siamo solo materia. È in noi lo Spirito che anima l'intelligenza, la volontà, l'azione, l'amore gratuito, e questo "io" non si dissolve, raggiunge il fine, il perché della sua esistenza. Non una continua reincarnazione, ma un'unica possibilità con la quale giocare la libertà di non essere stati generati per il nulla ma per Dio, pienezza di vita. Non memoria dei nostri cari che è destinata a perdersi nel giro di una generazione ma incontro, aiuto reciproco, forza e consolazione perché nella preghiera, unendoci a Dio, ci ricongiungiamo con quanti in Dio ci hanno preceduto. E così alla nostalgia, al rimpianto per tutto l'affetto, il bene ricevuto e che ci ha dato forma, pur con le lacrime possiamo dire "Grazie", dirci felici di aver avuto quel padre, quella madre, quello sposo o sposa, quel figlio, quel compagno di lavoro, quell'amico o confidente, quell'esempio di resistenza agli urti della vita.
Abbiamo raccolto l'esperienza di Giobbe (prima lettura), paradigma delle tante prove che la vita comporta. Al culmine della solitudine umana, dell'apparente silenzio di Dio, della perdita dei beni, degli affetti, della stessa salute; roso da un cancro che lo divora, fa di tutto questo la base di slancio di una non sconfitta speranza: "Io so che il mio redentore è vivo. Vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro".
Non diversamente da come siamo e come saremo stati entreremo nel porto sicuro a cui tende la piccola barca della nostra esistenza. Vedendo Dio, vedremo noi stessi, il percorso concreto del nostro esistere. Ne avvertiremo l'attrazione che ci salva o, Dio non voglia, constateremo che il nostro vissuto di piccoli cabotaggi di speranze non sarà sufficiente per essere capaci di Lui. Siamo qui per dire al Signore che ognuno dei nostri cari che siamo venuti a ricordare, ognuno con il suo percorso è degno della Pace che l'uomo solo in Dio può raggiungere e godere.

2/11/19

Letture: Gb 19,1.23-27; Sal. 26; Rm 5,5-11; Mt 25,31-46


Torna alla pagina iniziale
Visualizza tutte le omelie


don Ezio Stermieri
Le omelie