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22/12/19 - IV Domenica di Avvento anno A


L'enciclopedia delle scienze sovietiche, al tempo in cui la forza rivoluzionaria si espandeva non solo sugli spazi ma anche sui tempi degli uomini, alla voce Gesù Cristo liquidava così la narrazione Gesù: "Come è risaputo, Gesù Cristo non è mai esistito". Del resto anche da noi la critica dei Vangeli risolveva il racconto-Gesù nel mito, in quel genere letterario di forma storica ma con un contenuto morale che il pensiero attuale dissolve nella soggettività arbitraria di crederci o non crederci secondo il "fai-da-te" dell'individuo.
La testimonianza evangelica di cui Matteo, ora ascoltato, si fa trasmettitore e testimone è di ben altro avviso: "Così fu generato Gesù Cristo…". Con la radicata convinzione che se il fatto Gesù non è radicato nella storia, nella vicenda umana, si dissolve tutto il cristianesimo. Se l'incarnazione, con ciò che include, non è avvenuta, l'uomo è rituffato nella sua ciclicità, nella sua materialità. Non c'è salvezza, non c'è redenzione, non c'è riscatto. Rimane nell'uomo il proiettare la sua radicale insufficienza a salvarsi in un dio che rimane lontano, estraneo o, peggio, parteggiante nella continua lotta per la roba che caratterizza l'umanità.
Celebrare il Natale, la nascita di Gesù, è superare il bivio tra la libera interpretazione umana e la storicità che registra l'accoglienza o il rifiuto del fatto. Diventare cristiano comporta una lettura della narrazione storica dove "tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta (Isaia): «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa "Dio con noi"»".
Già Acaz nel racconto di Isaia (prima lettura), di fronte al pericolo imminente di essere invaso dal nemico, rifiuta di ricorrere a Dio, in quanto gli avvenimenti umani sono in balia della lotta tra poteri. Che c'entra – sembra dire – Dio con la storia umana? Chiedi un segno, gli suggerisce il profeta. "Non lo chiederò". Ed ecco la sorpresa. Dio conosce, Dio si coinvolge con la nostra vita. Non ci ha creati per metterci tra le mani di un dio-destino o alla mercé di una dialettica, di una polemis dove vince il più forte, il più astuto, il più adatto. È un Dio che sorprende. Entra direttamente. La vergine (cosa apparentemente contraddittoria) sarà il luogo dove direttamente Dio interviene come protagonista e darà alla luce l'Emmanuele, Dio-con-noi. Con questo, Dio, non si pone in antitesi con l'uomo ma alleato e dovrà essere l'umanità a riconoscere che Dio fa della nostra debolezza, insufficienza, il punto di forza per nuovi capitoli di una storia di salvezza.
San Paolo, ai Romani, spiegherà il perché dell'agire di Dio, non contro l'uomo ma per l'uomo tentato di fare della sua libertà un punto di partenza per la sua autonomia o di aprirsi al coinvolgersi di Dio con la nostra precarietà in "Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di Lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli (mandati, inviati dell'annuncio!), per suscitare l'obbedienza (il libero ascolto!) della fede, in tutte le genti… e tra queste anche voi". Anche noi dunque ci inseriamo nella novità, nella sorpresa di Dio, nella sua fedeltà nonostante la nostra fatica a credere, perché non venga a mancare nella vicenda umana, non il mito, non il sospiro, non solo il desiderio, ma l'abbraccio di un Dio Bambino venuto a crescere con noi ed essere la nostra speranza.

22/12/19

Letture: Is 7,10-14; Sal.23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24


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don Ezio Stermieri
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