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29/12/19 - SANTA FAMIGLIA, anno A


Nella domenica dopo il Natale, oggi, la Chiesa ci esorta a guardare il "come", la via, per la quale il Figlio fattosi uomo ha fatto sua. Non è entrato unicamente a far parte della individualità di ognuno: è stato chiamato Gesù, ma ha condiviso quella relazionalità, reciprocità che caratterizza e nutre il nostro essere individui, la famigliarità. Si è fatto dunque pienamente uomo: corpo, anima e spirito. Amore dunque e questa dimensione sarà lo Spirito del suo messaggio, il Vangelo destinato a diventare anima, cultura del vivere cristiano. Fin qui il messaggio, di qui in là la vita, oggi dalla cultura post-moderna respinta al mittente. Paradigma del vivere è l'individuo-soggetto; la sua istintività diventa desiderio, la legge morale, variabile nelle varie circostanze della vita. Il modello di famiglia trasmesso e ricevuto, divenuto opinabile, l'esperienza di famiglia si è coniugato al plurale e diventa norma il mettersi insieme di due singoli, finché dura, con tutti i muri di difesa che si innalzano, non solo tra gli stati, che diventano opzione politica ed entrano tra le mura domestiche spesso a carico del più debole, il figlio, oggetto di coccole infinite fin quando deve rendersi conto che la vita è quello che è e gli adulti che lo circondano sono portatori dei loro diritti.
A noi rimane da guardare e comprendere il piccolo Gesù, protetto da Maria e Giuseppe che han posto il loro sogno d'amore nel disegno più grande di Dio che ora chiede di difenderlo da Erode ed è messo in salvo dalle gambe di Giuseppe, dall'abbraccio di Maria e da quell'asinello che solo la domenica delle Palme vedrà che porta su di sé il Benedetto che viene nel nome del Signore. Forse il mondo di oggi sta perdendo la "pietà"? Quella di Enea che fuggendo da Troia in fiamme trascina il vecchio padre Anchise, consapevole di quanto il passato sia importante per leggere il presente, e sulle spalle il figlioletto Ascanio che non è un peso ma la garanzia dello slancio verso il futuro.
Gesù si pone all'interno del succedersi delle generazioni come indica il saggio di Israele dove la generazione che precede è carica di sapienza ed esperienza e il presente dell'essere genitore, famiglia è garante di una vita serena nelle gioie, forte nelle prove, resistente nelle tentazioni, libera non di fare ciò che si vuole, individuato come bene, ma libera di far ciò che si deve perché riempie il cuore, la memoria e la speranza.
Paolo, dell'essere famiglia, ne fa l'ideale dell'essere Chiesa dove ci si accoglie, dove si ascolta, dove si ama, dove si va a gara non a chi debba comandare ma come meglio servire.
Quando venni tra voi per fare di questa parrocchia una famiglia di famiglie, riunii chi volle ascoltarmi e mi promisi che l'azione pastorale prioritaria sarebbe stata per la famiglia. Fui guardato con sufficienza; mi si disse che ero superato come era superata la mia idea di famiglia. Il mondo era più avanti del nuovo parroco. Feci notare che come appartenente alla Chiesa dovevo fare la scelta dei poveri, non di quelli dunque che si facevano un nucleo, chiamandolo famiglia, a propria immagine e a immagine del proprio desiderio ma per i poveri cristi che ogni giorno riprendono da capo con i loro figli, il loro lavoro, il loro essere protesi verso il futuro senza dimenticare il passato. Quanti vedevano minacciata la ragione stessa della loro esistenza: la loro famiglia, detta con una parola che riassume il tutto: i loro "cari".

29/12/19

Letture: Sir 3,2-6.12-14; Sal.127; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23


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don Ezio Stermieri
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