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31/12/19 - MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO


Abbiamo or ora ascoltato dall'evangelista Luca come "i pastori andavano senza indugio", e li sentiamo vicini a noi viaggiatori nel tempo, non senza indugio però, sperimentando come il tempo, gli anni ci sfuggono veloci dall'esperienza del vivere. "Trovarono però Maria, Giuseppe e il bambino", e anche noi siamo qui perché abbiamo trovato quel bambino che è Signore e compimento, orizzonte e senso della vita, al di dentro di un amore famigliare e guardando alla vita riconosciamo l'importanza educativa, formativa, propulsiva verso un'esistenza che non implode su se stessa ma si apre alla bellezza della conoscenza, del lavoro, del riposo, dell'amicizia, della resistenza nelle prove che formano la trama di una vita vissuta e non subita. Continua Luca che "dopo aver visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro". E qui ricuperiamo dal nostro tempo che scorre l'importanza determinante della fede che si è aperta all'esperienza cristiana della vita. Di più. Anche noi come i pastori siamo chiamati a diventare testimoni, apostoli, missionari in un mondo distratto e allontanato, di mettere con l'esempio e la parola quel sale, quel lievito, quel fuoco, quell'anima che è Gesù Cristo, il suo Spirito, il suo Vangelo nella quotidianità di mille impegni, situazioni, occasioni, scelte che si susseguono nello scorrere degli anni. Il nome messo a quel Bambino, Gesù, vuol dire Salvatore.
Sì, è Lui, lo riconosciamo sulla soglia di un nuovo anno Colui che non solo salva, rende importanti i piccoli e grandi gesti della vita. Salva la vita stessa. Egli è l'estuario del tempo nel grande oceano del "per sempre" di Dio su di noi. Ce lo ha ricordato il libro dei Numeri. Non siamo dei condannati a vivere, ad inciampare e cadere a causa di forze superiori alla nostra fragile precarietà. Chiamandoci alla vita, Dio ci ha benedetti, ha detto bene della vita perché è la via per incontrare Lui eterna felicità, quando qui è più sperato che realizzato il vivere felici. Ci custodisce. Non siamo soli e se solo ci apriamo a Lui, l'Emmanuele, il Dio con noi, Egli è con noi tutti i giorni secondo la sua promessa. "Così porranno il mio nome", la mia forza, il mio far strada, precedere e proteggere su ogni uomo che nasce. "E io li benedirò".
Facendo parte del popolo di Dio, non siamo più soli di fronte alla vita, lo Spirito ci libera dalla solitudine e ci spinge verso una unità che ci riscatta da ogni paura, ci infonde la coscienza di essere figli. Non veniamo dunque dal nulla o dal caso. Se figli, fratelli e possiamo portare la nostra cultura in quella che è vista e vissuta come la famiglia umana. È posto dentro di noi un legame verso Dio Padre che nel momento del sospiro, della prova, della sofferenza ma – e perché no? – anche della gioia, della realizzazione, grida: "Padre!" o, per dirla con Gesù: "Abbà", papalino!
"Quindi non sei più schiavo – alla catena di una vita che spinge alla ribellione – ma figlio e se figlio, sei anche erede per grazia di Dio". E a questa "Grazia" noi rispondiamo con il nostro "Grazie!".

31/12/19

Letture: Nm 6,22-27; Sal.66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21


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don Ezio Stermieri
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