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6/1/20 - EPIFANIA DEL SIGNORE


È questo il giorno – lo dice la parola stessa: Epifania – nel quale la Luce è venuta nel mondo, quella che illumina ogni uomo, si espande su tutta la terra, rivelando chi siamo, la via da percorrere, la meta da raggiungere, l'orizzonte da non perdere di vista. Il presepio stesso al quale scenderemo al termine dell'Eucaristia ne è immagine. Un confluire di percorsi, un accorrere di uomini affaccendati, il Cielo aperto e gli angeli che invitano a Betlemme: lì il Figlio fatto uomo benedice il mondo che ricupera la sua vera identità: la fraternità universale.
Ci aprono la via i Magi, uomini sapienti che, alla luce della stella, vengono da lontano perché scrutando il Cielo e le scritture hanno scoperto che la storia ha un suo compimento e che l'essere umano non gira in tondo su se stesso, ha una civiltà da ricostruire che il neonato di Betlemme reca con sé. Alla Sapienza aggiungono l'astuzia di non lasciarsi rubare dall'Erode di turno la verità sulla vita e torneranno, per altra strada, quella del Vangelo, ai loro paesi, culture, lavori, affetti. È per noi il cammino della fede che è ricerca durante tutta la vita; è incontro che riempie di vivissima gioia, è ritorno ricolmo di nuova energia. Questo giorno oltre il percorso mostra come, lo dice San Paolo, il Mistero di Dio si sia manifestato: "Per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero". Quale? "Che le genti", la pluralità ha dunque in sé un principio di unità, non formale, non di potere o di interesse umano, politico, finanziario, economico, che "in Cristo Gesù" siamo chiamati a condividere la stessa eredità: guardando il Dio di carne, l'essere di carne, capaci di gioia, sofferenza, freddo, caldo, bisogno di sicurezza, insinuano quella solidarietà, fraternità perché eredi della vita che viene da Dio: siamo fratelli.
Chiamati, dice Paolo, "a formare lo stesso corpo", la terra diventa il villaggio dove le tante lingue parlano lo stesso linguaggio, le ricchezze distribuite diventano il nutrimento di tutti perché ognuno ha la dignità dell'intero corpo. Questo giorno rivela che nel pensiero di Dio rivelato in Gesù: "Siamo partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo": che la vita non è il consumo affannoso dei pochi decenni di vita. Colui che viene ha parole di vita eterna, di comunione dei Santi.
Oggi ci è detto che la visione di Isaia, ma anche l'anelito, il sospiro dei popoli di aver tutti di vivere in pace in questo mondo, senza guerre, prepotenze, sopraffazione, scarti di una parte dell'umanità, ha oggi il suo principio attivo di realizzazione. Le tenebre non sopraffaranno il cammino dell'umanità: "Cammineranno le genti alla tua luce… Allora guarderai e sarai raggiante". Oggi è il giorno della stella: "Allora guarderai raggiante e si dilaterà il tuo cuore". Il presepe racconta la visione di Isaia: "Uno stuolo di cammelli ti invaderà portando oro e incenso". Portando il benessere e la religiosità ricuperata, "proclamerà le glorie del Signore". La gloria di Dio è l'uomo vivente. Non si aggiunge ai tanti poteri, il potere di un Dio che fa paura, del quale diffidare, che agisce a caso provocando alterne fortune, un dio di parte che divide, in suo nome, l'umanità. No, un Dio la cui gloria è l'umanità partner di una alleanza eterna che redime la storia di fallimenti umani e ne fa storia di salvezza.

6/1/20

Letture: Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12


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don Ezio Stermieri
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