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19/4/20 - II Domenica di Pasqua, anno A


Diciamolo subito. Caratteristica della Parola di Dio è di sorprenderci. E non potrebbe essere che così. Il Verbo si è fatto carne, storia dunque, vicenda umana, la nostra. Lo Spirito promesso da Gesù, il Risorto, ci rende Lui contemporaneo e illumina il momento che stiamo vivendo: "Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano per paura…".
Eccoci agli arresti nei nostri angusti appartamenti con un misto di paura e di sorpresa che tutto il nostro progresso sia tenuto in scacco dall'imprevedibile: "Venne Gesù"! Mostra anche a noi, come narra il Vangelo, la prova dell'esser passato attraverso la solitudine, il rifiuto, il tradimento, il patire fisico e psichico, la stessa morte e, dice il racconto di Giovanni, "i discepoli gioirono al vedere il Signore".
Il Signore! Il nostro presente, il futuro non sono nelle mani della morte, del momentaneo fallimento di ciò che davamo per naturale e scontato: siamo mortali. Egli soffiò e soffia su di noi il suo Spirito; dice l'unica parola che ci restituisce a noi stessi: "Pace!"; la sua resurrezione diventa la forza per resistere, diventa coraggio da portare nel "dopo". Indica l'unica strada per non arrendersi: il perdono, essere "dono" per troncare il male, qualunque male, e legare, unire tutto ciò che è bene personale, comunitario, sociale.
Gli Atti degli Apostoli, che raccontano i primi passi del credere, ci assicurano che, come allora, anche oggi ci sono testimoni della nuova via da intraprendere, al più presto. "Tutti i credenti stavano insieme, avevano ogni cosa in comune (cercavano dunque a tutti i livelli ciò che unisce e non ciò che divide…), condividevano la vita, traevano forza dal Risorto che li accompagnava.
La parola di Pietro diventa la parola del Pietro di oggi che fa del nostro essere cristiani Chiesa, il seme, l'enzima di risurrezione per la pasta implosa per un virus mondiale: "Anche se ora dovete essere, per un po' di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, torni a vostra lode…" e a edificazione di tutta la società quando sarà chiaro che avrà vinto la vita, l'amore più forte della morte, il bene dell'abbraccio reciproco, "la meta", per dirla con Pietro, del non facile cammino del presente.
Ritorneremo a cantare insieme l'Alleluia della Pasqua! Non temete. Ma quel giorno segni una riscoperta, una nuova coscienza: di essere come cristiani primizia di quel mondo nuovo che ora la paura tiene segregato. Non c'è notte così lunga da non avere l'alba della risurrezione.

19/4/20

Letture: At 2,42-47; Sal. 117; 1 Pt 1,3-9; Gv 20,19-31


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don Ezio Stermieri
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