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26/4/20 - III Domenica di Pasqua, anno A


Ci raggiunge opportuna la pericope lucana di questa terza domenica di Pasqua. Più che scritta, sembra un dipinto con i colori della memoria del fatto, i sentimenti che travagliarono le coscienze dei protagonisti, la prassi ecclesiale che ne derivò e che arriva fino a noi, racconto nel quale possiamo leggere noi stessi e questo tempo in bianco e nero dell'evidenza e del lutto.
Sì, siamo noi ripresi nel cammino del tempo della storia umana condizionata ogni volta da speranze disilluse: "Noi speravamo che fosse Lui!". Non dicono la verità tutta intera, che la speranza posta in Gesù era lontana dal percorso segnato da Dio per la vittoria dell'uomo sul male. Il loro era stato uno sperato messianismo di potere e Gesù era venuto per servire. Un messianismo dell'avere beni che dessero sicurezza e Gesù aveva posto la salvezza nel dono. Avevano sperato in un messianismo del consenso ideologico e ideologizzato e Gesù aveva predicato l'amore a base della convivenza fatto di decisione libera e responsabilità nell'appartenenza. Ed ecco Gesù, catechista. "Stolti e tardi di cuore". E ripercorre la torah e la profezia concordi nel mostrare per quale strada e quale via avrebbe mostrato il Messia (se stesso!) per uscire dalle tante pandemie dei fallimenti umani.
Egli, Dio che cammina con noi precedendo, fa per andare oltre, ma ecco la preghiera di quel giorno, di oggi e di sempre; la preghiera che ci fa Chiesa: resta con noi perché si fa sera. Lo riconobbero, dice Luca, allo spezzare il pane, dalla forza di rimettersi per strada, di dire a tutti: davvero il Signore è risorto.
Quell'azione è oggi il nostro mandato. La predicazione di Pietro (prima lettura) diventa la testimonianza della vita cristiana. La storia non è retta dal caso nel prolungarsi del caos. È ben individuabile la presenza di Dio, alleato a noi, pienamente e definitivamente in Cristo, perché in Lui abbiamo salvezza (con tutto ciò che comporta la parola!).
Ne deriva anche l'avvertimento che risuona nella prima comunità cristiana a prendere coscienza della responsabilità, come cristiani, davanti al mondo e alla storia: "Voi sapete che non a prezzo di cose effimere (argento e oro!) foste liberati dalla vostra vuota condotta, ma con il sangue prezioso di Cristo". L'oro e l'argento, come vediamo, van bene per promesse di messianismi irrealizzabili e che garantiscono poteri dispotici. La salvezza anche storica, come quella eterna, si raggiunge con il servizio, il dono, la gratuità dell'amare. Come Gesù!

26/4/20

Letture: At 2,14.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35


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don Ezio Stermieri
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