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10/5/20 - V Domenica di Pasqua, anno A


Se leggiamo il momento storico che stiamo vivendo, tra un passato immediato caratterizzato dalla precarietà non solo comune ma personale di diventare preda di un nemico oscuro perfino alla scienza, un oggi che non esclude un precipitarvi dentro in forma ancor più grave e un futuro prossimo da costruire superando le responsabilità per quanto abbiamo subìto, la Parola del Vangelo e dell'intera Parola ascoltata può diventare la risposta alla domanda inquieta sul come fare.
Prendiamo il Vangelo. Gesù fa di ogni momento della vita l'occasione per non disperare: "Abbiate fede in Dio e anche in me". Tradotto: la forza interiore data da Dio che è Padre è più forte di ogni difficoltà che si abbatte su di noi. La vita di Gesù, la sua passione, morte e risurrezione, la strada che si inoltra attraversando il buio, verso la luce.
Ancora. L'intera esistenza che si snoda nelle più diverse circostanze si apre alla interpretazione: "Vado a prepararvi un posto". Quello che vale per l'insieme del nostro essere "gettati" nell'esistenza vale per ogni momento, anche questo. C'è un futuro, un posto che non è il nulla verso il quale andiamo e l'intera esistenza si risolve nel fare "posto". Il non trovare posto, il non aver fatto posto alla natura di cui siamo parte, ai più deboli e fragili compagni di viaggio, alla sapienza del vivere che non ha fatto posto attraverso la scienza, la ricerca, la misura… ha scardinato l'esistenza di tutti. Se ne esce facendo posto e guardando la vita dal "posto" dove Gesù ci precede dopo aver pagato di persona perché non precipitassimo nel considerare la morte come la fine. Tommaso domanda: per quale via? Filippo chiede: mostraci il traguardo, Dio. Gesù risponde di essere Lui stesso, il suo Vangelo, via e traguardo.
La Chiesa che nasce da Lui dovrà imparare, come testimoniano i primi passi, a fare posto. Posto alle vedove, a chi fa fatica, a chi siamo tentati di mettere nelle nostre strutture perché il vivere di oggi (speriamo di ieri!), caratterizzato dalla fretta, ci impedisce di trovare il tempo di cui necessitano. Ascolto della Parola e carità sono tutt'uno. Concretamente, la via non consiste in una palingenesi universale. La tentazione dell'egoismo è stato un virus che ha superato infinite pandemie. Ci vuole qualcuno che cominci, diventi esempio di possibilità. Siamo noi. "Onore a voi che credete" diceva Paolo. "Voi siete stirpe eletta, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato… Vi ha chiamato dalle tenebre alla luce". Le altre strade ritornano al passato facendo perdere la memoria, vagheggiano un futuro che senza l'impegno risultano ingannevole utopia.

10/5/20

Letture: At 6,1-7; Sal.32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12


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don Ezio Stermieri
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