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24/5/20 - ASCENSIONE, anno A


"Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato". La promessa di vederlo nella Galilea della vita si sta dunque avverando anche per noi. Saliamo sul monte perché dalla pianura arrivano solo contraddittorie certezze: il bastone della minaccia e la carota dell'"andrà tutto bene". Saliamo anche se dubitiamo, come i discepoli quel giorno.
Questo dell'Ascensione è il giorno della sintesi. Da una parte l'incarnarsi, il compromettersi di Dio in Gesù con una nostra vicenda umana, il suo insegnamento che è per noi Vangelo, il suo dare la vita per abbattere il muro d'ombra, creare il varco tra le spine del morire, la vita nuova di risorti fin da adesso e l'essere dopo per sempre con Lui. Dall'altra si apre il cammino nostro, della Chiesa, come un fiume sgorgato dal sangue e dall'acqua del crocifisso, con i suoi ristagni, gli affluenti, il divenire talvolta carsico, fino a noi che Egli continua a riunire con un'assicurazione che allarga il cuore e mette nelle prove il suo Spirito più forte di ogni altra forza avversa: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo".
Guardando a quegli Undici di cui gli Atti degli Apostoli ci riferiscono enucleiamo la sintesi dell'essere cristiani personalmente e comunitariamente. Gente che guarda il Cielo per non dimenticare o smarrire la meta ma che è chiamata ad avere i piedi ben per terra, camminare fino a raggiungere con il Vangelo in mano, Gesù nel cuore, il suo comando d'amare senza misura, come unico bagaglio. Non siamo degli alienati, amanti delle favole. La nostra non è utopia ma è speranza, balzo oltre l'ostacolo facendo forza su di Lui che è la roccia della nostra fede. Non siamo dei compromessi con quella mondanità divenuta clamore di singoli contrapposti per affermare ragioni, diritti, promesse che non vanno oltre un presente paludoso dove si affonda senza il coraggio del perché!
Paolo esortava i primi timidi cristiani che avvertivano venti di persecuzione, tentati all'inutilità della loro presenza, sempre sull'orlo di ritornare pagani, lapsi: "Dio illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati… e la grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo".
Per questo siamo qui. Per questo abbiamo patito la mancanza di una presenza che ha bisogno di essere reale, visibile, concreta. Per superare il dubbio. "Quando lo videro si prostrarono"!

24/5/20

Letture: At 1,1-11; Sal 46; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20


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don Ezio Stermieri
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